Questione di manico – Rubrica a cura di Luca Mencacci

Senza tregua né lungimiranza – 31 marzo 2023. Foto: Marc Marquez in sella alla sua Repsol Honda

A distanza di alcuni giorni dallo sfortunato esordio mondiale, il bollettino sanitario è impressionante e la sicurezza dei circuiti e dei format di gara è diventato l’argomento preponderante tra gli addetti ai lavori.

Che si voglia addossare la colpa alla mancanza di air fence, alla ghiaia inadeguata o all’irruenza di alcuni piloti, il risultato è sempre lo stesso. Pol Espargaró, soprattutto per le conseguenze della frattura alla mandibola, ne avrà per almeno due mesi. Enea Bastianini, visto che non si dovrà operare alla scapola fratturata, forse riuscirà a tornare in sella il 15 aprile ad Austin in Texas. Miguel Oliveira, che è uscito miracolato dal tamponamento di Marquez, è comunque costretto a rinunciare all’Argentina a causa di una lesione ai tendini della gamba destra. Lo stesso Marquez salterà il gran premio per la frattura al metacarpo della mano destra che ha rimediato nello sciagurato incidente. Ci sarà invece Jorge Martin che ha sofferto “solo” la frattura di un dito del piede.

Il motociclismo è per definizione lo sport più rischioso al mondo, ma crediamo che il limite sia stato superato. L’Argentina dovrebbe così diventare anche l’occasione anche di un indispensabile faccia a faccia tra i vari protagonisti per valutare la situazione e prendere gli opportuni provvedimenti.

Dovrebbe essere chiaro che la sicurezza passa innanzitutto per modifiche regolamentari e per imposizioni di più efficaci misure di sicurezza. Ma anche attraverso una sana assunzione collettiva di responsabilità.

Certo, chiedere ai piloti di non essere troppo agguerriti nei sorpassi è come sperare che un branco di iene non si precipitino su una carcassa in mezzo alla savana.

Il discorso dovrebbe essere, invece, diverso per i team chiamati a salvaguardare anche l’immagine complessiva del proprio sport oltre che i propri legittimi interessi. Risulta pertanto censurabile sul piano della lungimiranza, l’iniziativa assolutamente legale del Repsol Honda Team di ricorrere contro la sanzione comminata al suo campione. Sul fatto che il verbale sia stato redatto in modo tanto frettoloso quanto approssimativo non ci sono dubbi, ma la ratio sottesa alla sanzione sarebbe dovuta essere chiara a tutti.

Certo, al titolo mondiale nessuno vuole rinunciare, ma un campionato così lungo può ben permettere ad uno come Marc Marquez di recuperare qualsiasi distacco e, soprattutto, di tornare a far parlare di sé solo per il suo talento cristallino.

A torto o a ragione, il livello della polemica è salito oltre la soglia di guardia. Luca Salvadori sul suo canale youtuber racconta che, secondo lui, Marc Marquez non l’avrebbe fatto per errore, ma addirittura per ripicca, visto che in partenza, al primo giro, Jorge Martín lo aveva fin troppo “avvicinato”. «Sei un fenomeno, hai fatto cose che nessuno ha mai fatto. Non puoi permetterti errori di valutazione così abnormi». Afferma il pilota che insiste «Tutti possono sbagliare, ma così no. Vuol dire che quando guidi non sei lucido o addirittura hai deliri di onnipotenza».

Non possiamo certo commentare le impressioni dello youtuber più veloce al mondo, però le parole pesano. Probabilmente il cabroncito voleva solo frenare “accanto” a Martin, prendendogli la posizione e magari, allo stesso tempo, ricordandogli chi fosse l’unico fenomeno in pista, ha però sbagliato, lo ha toccato ed è finito addosso ad Oliveira.

Un disastro dovuto ad un eccesso di foga o di personalità? Questo è il dilemma.

Troppi, ormai, tra appassionati, esperti e addetti ai lavori sono portati a credere che ci sia qualcosa che non va nel modo di guidare di Marquez. E non si creda che siano tutti tifosi di Valentino Rossi. Certo, mettere ulteriore pressione al campione, già alle prese con il suo difficile ritorno, fa molto comodo ai suoi avversari. E questo innervosisce ancora di più il Repsol Honda team alle prese con una moto ben lontana dall’essere il solito punto di riferimento tecnologico in pista.

Tuttavia, sin dai fatti della Malesia del 2015, il Repsol Honda team dovrebbe sapere che se gli uomini definiscono certe situazioni come vere, esse, a prescindere dal fatto che lo siano o meno, diventano reali nelle loro conseguenze. Forse, mordere il freno e dare un segnale di responsabilità poteva essere una scelta più saggia e prudente.

Soprattutto per contribuire ad evitare che le corse diventino una corrida.