Questione di manico  –  Rubricadi Luca Mencacci. “Tu quoque Freddie”

Ultimamente si è notato molto nervosismo in pista. Le moto hanno accorciato gli spazi di frenata e tendono a innescare turbolenze aerodinamiche e surriscaldamenti nelle gomme a chi segue troppo da vicino. Sorpassare è diventato un incubo. La Sprint Race poi ha contribuito a mettere ulteriore pressione ai piloti che sono costretti a inventarsi spazi che non esistono e buttarsi dentro ogni curva alla disperata.

Sono tutti nervosi e guidano pieni di dubbi. MA come amava ripetere Trampas Chad Parker, nel dubbio un pilota da gas

Tutto questo fa spettacolo, certo, ma fa anche molto male agli stessi piloti.

La lista dei ricoverati è tristemente lunga, quanto nota.

Sarebbe ora di darsi una regolata.

Ora chiedere di contenersi ad un branco di pazzi è probabilmente una impresa inutile. Ci sarà sempre quello che giustificherà l’entrata assurda con la sua particolare visione di gara.

Per questo ci sono gli Steward. Oscuri personaggi deputati al controllo della guida dei nostri campioni in sella e al rispetto del codice di comportamento non scritto che dovrebbe regolare i loro duelli.

Ma la domanda è la seguente: chi non ha mai corso in moto per vincere una gara del mondiale della serie più prestigiosa di competizioni al mondo può comprendere e giudicare il comportamento in pista di un pilota?

Per un arbitro di qualsiasi altro sport è molto più facile. Un calcione è un calcione. Non c’è bisogno di aver giocato in lega pro.

Cosa ne può sapere di quanto tiene un avantreno in inserimento di curva, quando tutto dipende in definitiva dalla sensibilità di uno dei venti più forti piloti al mondo? Regge, reggerà? Forse il giro prima avrebbe retto ma ora la gomma si era consumata un po’ di più. Ma se sfioro appena il freno posteriore, se sposto un po’ di pancia appena più avanti, se invece è la gomma del mio avversario che tiene un po’ di meno … Decine di “se” passano per la mente di un campione in pochi decimi di secondo, quelli di una staccata che da i trecento e passa chilometri orari ti portano alla velocità necessaria per rimanere ancora in piedi al centro della curva.

Qual era la vera visuale del pilota? C’era spazio? Aveva visto la luce come Jake Blues al cospetto del reverendo Cleophus James?

Vi ricordate il monologo di Tony D’Amato alias Al Pacino nel celeberrimo film di Oliver Stone, Ogni maledetta domenica, «La vita è un gioco di centimetri, e così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo. Capitelo. Mezzo passo fatto un po’ in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate, mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti e mancate la presa. Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo».

E se questo vale per il football americano, pensate che non valga per la Motogp? Un pilota che non cerchi o addirittura non si inventi i centimetri per un sorpasso in una gara deve cambiare mestiere.

Ma il suo mestiere a quel livello gli steward non lo hanno mai fatto.

Per questo a dirigere la santa inquisizione del gas spalancato hanno chiamato uno che di nome fa Freddie Spencer. Fast Freddie per chi non si ricordasse bene di lui. L’ultimo nella storia a vincere il mondiale in due categorie diverse lo stresso anno, battendo gente come Mang in 250 e Lawson in 500. Uno la cui reattività in pista era tale che si diceva che avesse la supervista. Una caratteristica che gli rallentava il flusso delle immagini verso il cervello. Praticamente come la mangusta che si prende gioco del cobra.

In ultima analisi dovrebbe essere lui a dire di punire un pilota per guida irresponsabile, ovvero un pilota che gioca con i colleghi come se fossero birilli e che usa le carene altrui come le sponde del motocross per fare le curve.

Ora da un po’ di tempo il grande inquisitore ha deciso di moralizzare il motociclismo. Di non accontentarsi più solo di penalizzare i rei di condotte oggettivamente irresponsabili, ma ha incominciato a esprimere giudizi soggettivi di eccessiva ambizione.

Eccessiva ambizione per un pilota di Motogp ?!?

La Treccani soccorre la nostra ignoranza ricordandoci che si dice eccessivo il comportamento di una persona, che oltrepassa i limiti dell’opportunità e della convenienza.

Ma non fosti tu, caro Fast Freddie, giusto quarant’anni fa, all’ultima curva nel Gran Premio di Svezia ad accompagnare gentilmente sul prato Kenny Roberts ?

Non fosti tu ad entrare alla disperata costringendolo ad allargare la traiettoria che aveva già impostato per evitare l’inevitabile contatto che vi avrebbe catapultato entrambi sulle balle di paglia ? Non sulle ampie vie di fuga di oggi, ma sulle balle di paglia del circuito semistradale di Anderstorp !

Non fosti tu a sfilargli il mondiale, riuscendo ad accelerare prima di lui, visto che, essendo all’interno, eri rientrato in pista prima di lui quel tanto che bastava per vincere al fotofinish? 0,16 di secondo per la cronaca. E un mondiale vinto por due punti.

Non fosti tu che a un Kenny Roberts visibilmente alterato rispondesti “Perdere all’ultimo giro fa parte delle corse” ? Kenny Roberts ci ha messo trent’anni per smaltire l’incazzatura e rivolgerti di nuovo la parola.

Eccessiva ambizione! Tu quoque Freddie che avevi candidamente ammesso che erano dieci anni che stavi studiando quel sorpasso ? Cioè da quando avevi la tenera età di dodici anni …