Col calcio si è guadagnato la pagnotta, ora invece… la sforna | L’ex Serie A si ritira e apre un PANIFICIO
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Avere un piano B è fondamentale anche per i calciatori: la storia dell’ex ala di successo felice anche dopo aver chiuso con il pallone.
Meglio arrivare in Serie A da predestinati, debuttando magari ancora minorenni come accaduto a Paolo Maldini, Gigi Buffon o Gigio Donnarumma, o farlo al termine di una lunga gavetta? Una risposta univoca non c’è, o meglio ci sarebbe anche, benché lapalissiana.
Meglio arrivarci e basta in Serie A, a prescindere dall’età. Poi, certo, prima si sbarca nel calcio dei grandi più possibilità si hanno di restarci per più tempo possibile, anche se poi alla fine tutto dipende dai propri mezzi tecnici.
Le eccezioni non sono mancate, ma molto spesso quando ci si merita di debuttare da giovanissimi significa che alla base ci sono qualità tali che non potevano restare imbottigliate per troppo tempo in mezzo ai coetanei del settore giovanile. Ciò che non è sempre vero è invece il contrario.
Già, perché la storia del calcio è piena magari non di fuoriclasse, ma di buoni/ottimi giocatori che la scalata l’hanno completata tardi, arrivando al vertice della piramide calcistica nazionale ad un’età in cui i colleghi più navigati avevano già vinto scudetti e coppe in serie.
Da Hubner a Gatti e non solo: quando la gavetta è troppo lunga
Non c’è sempre una spiegazione logica per tutto questo, ma alla fine anche giocatori come Dario Hübner, Moreno Torricelli o, per parlare del caso più recente, un ancora giovane Federico Gatti sono arrivati in alto pur avendo speso fin troppi anni tra i dilettanti. Una storia, questa, che è anche quella di un attaccante capace di vivere i momenti più fulgidi della propria carriera a fine millennio.
Gaetano Vasari, per tutti Tano, palermitano di Borgovecchio, coronò già un sogno arrivando a giocare in Serie B con il suo Palermo tra il ’95 e il ’97, mettendosi in evidenza fino a meritarsi la chiamata del Cagliari. Con Giampiero Ventura in panchina Vasari volò in Serie A, debuttandovi a 27 anni.
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Dalle finte in campo alle pagnotte: la svolta dell’ex idolo dei tifosi del Palermo
Una sola stagione, sufficiente per dimostrare di poterci stare e anche di tornarci, dato che dopo un passaggio in B alla Sampdoria, chiamato proprio da Ventura, Vasari in A ci tornò contribuendo alla salvezza del Lecce nel 2001. Tano dimostrò in fretta di non essere un imbucato alla festa del grande calcio, eppure la carrozza tornò presto zucca. Guai però a dirlo al diretto interessato, che dopo il ritiro dal calcio è uscito, ma per scelta propria, preferendo tornare alle umili origini della propria famiglia.
Figlio di un barbiere, Tano si è reinventato panettiere, aprendo nel 2006 un panificio proprio a fianco allo stadio Barbera. Facile pensare alle emozioni provate negli anni d’oro dell’epoca Zamparini, ai cui albori peraltro Vasari partecipò nell’anno del ritorno in Serie A dopo 32 anni, con un contratto a gettone e il lieto fine del gol all’ultima giornata in uno stadio in delirio per lui. Tano alla Favorita si reca ancora, ma senza nostalgia, nonostante gli abbracci e le tante richieste di selfie. “Qualcosa dopo il calcio dovevo fare – ha spiegato in un’intervista – sono di Borgovecchio e sono abituato a lavorare sin da ragazzino”. E anche a sognare, a dimostrare di poter stare in alto e poi di tornare umile.