“Basta pallone, faccio il caffè”: eroe ai Mondiali di calcio lascia tutto e cambia vita
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Segnare due gol in una partita dei Mondiali non è da tutti: riuscirci dovrebbe valere un posto fisso nel calcio, ma le eccezioni non mancano.
Partecipare ad un Mondiale di calcio, si sa, può valere una carriera. Figurarsi inseguire la sesta volta nella fase finale del torneo continentale, obiettivo che sembra alla portata di Cristiano Ronaldo, a un anno e mezzo dall’evento.
Tutti gli altri miti del calcio mondiale che hanno provato a raggiungere questo traguardo si sono scontrati con qualcosa di simile ad un sortilegio che, tra infortuni o mancate qualificazioni della propria nazionale, hanno impedito di fare “sestina”, senza ovviamente togliere nulla al fatto che meritarsi di prendere parte a cinque edizioni di un Mondiale resta un traguardo leggendario.
Come detto in molti casi già solo disputare una partita in un Mondiale può bastare per fare della propria carriera qualcosa da tramandare per generazioni. Un concetto che era valido in particolare fino una ventina di anni fa, quando venire convocati in nazionale rappresentava davvero un traguardo quasi esclusivo e dava la garanzia di essere un giocatore di spessore internazionale.
Non che oggi non sia più così, ma tra mondiali allargati e l’invasione di stranieri in quasi tutti i campionati nazionali del mondo la possibilità di rappresentare il proprio paese è stata estesa a una percentuale di giocatori molto più elevata. Resta il fatto che le emozioni del calcio e delle imprese di una volta restano imparagonabili.
Il Marocco e quel feeling speciale con i Mondiali: quella del 2022 non è stata l’unica impresa
Ne sanno qualcosa gli appassionati di calcio marocchino, che nel 2022 hanno si visto la propria nazionale raggiungere lo storico traguardo delle semifinali al Mondiale in Qatar, prima selezione africana di sempre a riuscirci, senza che questo abbia fatto dimenticare le imprese dei loro “progenitori”.
Nel 1986, alla prima partecipazione ad un Mondiale, il Marocco riuscì a conquistare la qualificazione agli ottavi di finale. Mai, nelle edizioni successive prima di quella del 2022, i Leoni dell’Atlanta sarebbero invece riusciti a superare il primo turno. Eppure, l’edizione 1998 resta nella memoria grazie alla vittoria sulla Scozia e al pareggio contro la Norvegia, che permisero alla nazionale allenata dal compianto Henry Michel di sfiorare l’impresa.

Dai gol… ai chicchi: l’ex bomber oggi fa l’imprenditore, ma non dimentica il calcio
Mattatore di quel gruppo fu Salaheddine Bassir, attaccante classe ’72 con un passato in Francia e in Spagna e autore di una doppietta nel 3-0 contro i britannici, la prima vittoria del Marocco in un Mondiale dal 1986 in avanti. Bassir avrebbe chiuso la propria esperienza in nazionale con una media-gol ragguardevole, pari a una rete ogni due partite (25 centri in 50 caps), ma ciò non gli è bastato per meritarsi un ruolo nel calcio una volta appese le scarpe al chiodo.
O meglio, Bassir nel calcio è rimasto, ma la sua prima attività è quella di imprenditore, avendo aperto il caffè ‘Amistad’ a Casablanca, prima di partecipare come giudice ad una sorta di remake dell’italiano ‘Campioni’, un reality marocchino che mira a trovare nuovi talenti. L’amore e il business più importanti della nuova vita di Bassir riguardano però proprio il caffè, con una dedica speciale ad una propria ex tifoseria: “L’ho chiamato ‘Amistad’ perché quando giocavo nel Deportivo La Coruña ed ero infortunato i tifosi mi sostenevano. Per questo il mio ‘Amistad’ è una difesa per l’amicizia e la fraternità”. Firmato da chi ha siglato una doppietta in un Mondiale…