DOPING MARCELL JACOBS: un super-hacker per incastrarlo | “Estraneo ai fatti”
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Il campione olimpico 2021 e tutta lo sport italiano è sotto shock: le clamorose rivelazioni che svelano ciò che nessuno poteva immaginare.
“Non bisogna essere amici di tutti per far funzionare uno spogliatoio”. Quante volte è capitato di leggere queste parole circa le dinamiche interne a una squadra di calcio? Il concetto punta a dimostrare che si può formare gruppi vincenti pur senza che si crei un feeling extra-campo tra i giocatori.
La Lazio campione d’Italia 1974 rappresenta in tal senso l’esempio più emblematico. Oltre che contrasti tra giocatori, o comunque incomprensioni figlie di differenze caratteriali, può capitare anche che lo stesso allenatore non riesca a entrare nel cuore di tutti i propri ragazzi.
Situazioni più o meno normali, dal momento che si sta parlando di uno sport di squadra particolarmente “esteso”, nel quale può anche capitare di non confrontarsi tra compagni all’interno della stessa partita, a differenza di discipline come basket o pallavolo, in cui il numero di giocatori è inferiore e il campo meno esteso.
Situazione ancora diversa è quella dell’atletica, che è uno sport individuale per eccellenza eccetto che in una specialità, la staffetta. Per percorrere 100 o 400 metri sotto la stessa bandiera serve unità d’intenti e un ottimo feeling. Quello che i componenti dell’Italia olimpionica a Tokyo 2021 nella 4×100 hanno evidentemente avuto, ma solo in pista, alla luce dei clamorosi retroscena appena emersi.
Spionavano Marcell Jacobs: il polverone che rischia di travolgere l’atletica italiana
Le pesantissime accuse comparse sulle pagine del ‘Fatto Quotidiano’ nei confronti del fratello di Filippo Tortu, Giacomo, aprono squarci inquietanti sulle a questo punto molto presunte armonie all’interno della squadra italiana, oltre che per quelle del prossimo futuro. L’uomo avrebbe assunto un super hacker, Gabriele Pegoraro, per trovare tracce di doping nelle analisi di Marcell Jacobs.
L’atleta brianzolo di origini sarde ha ovviamente preso immediatamente le distanze (“Confido che i fatti siano chiariti al più presto”), ma ormai il caso è scoppiato e la Federazione ha subito aperto un’inchiesta per fare luce su fatti che a propria volta prendono spunto da un’indagine precedente, quella relativa a Equalize, la società di investigazioni private accusata di accesso illecito a informazioni bancarie e di furto di dati sensibili ceduti poi a pagamento a soggetti terzi.
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Dall’oro olimpico ai sospetti: c’era una volta la staffetta azzurra
Secondo quanto riportato dal ‘Fatto’ Giacomo Tortu si sarebbe fatto accompagnare da un avvocato, professatosi portavoce delle Fiamme Gialle, il gruppo sportivo per il quale è tesserato Filippo, per chiedere informazioni su una possibile positività al doping di Jacobs. Il fratello di Tortu avrebbe poi parlato all’hacker di certificati del sangue positivi e occultati, chiedendogli di recuperare esami, chat e telefonate tra Marcell e i componenti del proprio staff, l’allenatore Camossi, il manager Magnani e il nutrizionista dell’epoca, Spazzini.
Durante lo spionaggio ai danni del campione olimpico 2021 sui 100 metri, già alle prese con un inizio di 2025 sofferto sul piano fisico, durato un anno e costato circa 10.000 euro, non sarebbe stata trovata “la minima traccia di doping”. È evidente tuttavia come la cosa, così come il fatto che Giacomo Tortu non figurerebbe nella lista degli indagati, non possa bastare per spegnere un caso che macchia uno dei momenti più fulgidi dell’atletica italiana e colora di tinte torbide il ricordo di quei memorabili giorni di Tokyo. C’era una volta l’armonia tra i moschettieri più veloci d’Italia: uno per tutti, tutti per uno, ma sotto la cenere covava di tutto.