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“MI hanno detto che ero un calciatore”: pazzesco, ha perso del tutto la memoria: dopo lo scudetto, scorda perfino il nome dei figli | “Tutta la mia vita cancellata”

Stadio - Fonte X - Ilgiornaledellosport.net
Stadio – Fonte X – Ilgiornaledellosport.net

Dai trionfi sul campo al buio più profondo: tutto in un attimo, la vita si azzera. L’incredibile e toccante racconto dell’ex campione.

Se il calcio è una metafora della vita, proprio in quanto tale è in grado di rilasciare e poi di far trattenere nella mente degli appassionati ciò che di più prezioso l’esistenza umana possa produrre. I ricordi. La memoria è un dono insostituibile per ogni essere umano e non a caso le malattie che ne determinano la perdita sono tra le più drammatiche.

La capacità di ricordare è indispensabile per tutto. Per acculturarsi, per imparare a lavorare e per qualunque attività della vita quotidiana. Oltre, ovviamente, che per la sfera privata, per legare a sé frammenti di vita vissuta o semplicemente istanti che hanno segnato l’esistenza, nel bene come nel male.

Tornando al calcio ogni tifoso conserva la memoria delle gesta della propria squadra alle quali ha potuto assistere in prima persona. I racconti di nonni o padri sono preziosi, magari per tramandare la passione per una data squadra, ma è solo attraverso le testimonianze oculari che i veri ricordi possono prendere forma.

Cosa possa voler dire perdere lentamente la memoria, magari prima degli eventi recenti e poi di quelli cronologicamente più lontani, lo abbiamo appreso tutti vedendo accanto a noi famigliari che non possono ribellarsi al trascorrere inesorabile del tempo. Un processo graduale, magari subdolo, ma non istantaneo. Eravamo abituati a pensare che solo un evento traumatico, come un incidente, potesse avere l’effetto di un colpo di spugna sulla nostra mente. Ma non è così.

Dai pali all’oblio: ricordi in fumo, anche i familiari diventano estranei

Ad affermarlo è la terribile e kafkiana storia di Pascal Rousseau. Già, kafkiana, perché proprio come accaduto al protagonista delle Metamorfosi la vita dell’ex portiere è cambiata da un secondo all’altro. Senza preavviso e nel modo apparentemente inspiegabile. Dal 2019 l’ex giocatore di Olympique Marsiglia e Rennes, campione di Francia nel 1990 con l’OM e eletto miglior portiere di Francia nel 1988 ai tempi del Laval, è affetto da amnesia dissociativa retrograda.

In sostanza la sua mente ha cancellato tutto da un istante all’altro: “Stavo parlando con mia moglie. Quando è uscita dalla stanza, mi sono dovuto alzare perché il mio cervello aveva staccato la spina. Sono caduto. Mi sono svegliato in ospedale. Non sapevo il mio nome”. Le drammatiche parole del portiere contenute in un’intervista a ‘L’Equipe’ sembrano l’incipit di un film. Invece è tutto vero. L’evento risale al 10 marzo 2019 e da quel momento Pascal ha dovuto di fatto ricominciare tutto da zero, a 57 anni.

Una foto d'epoca di Pascal Rousseau - Fonte X - Ilgiornaledellosport.net
Una foto d’epoca di Pascal Rousseau – Fonte X – Ilgiornaledellosport.net

Il dramma diventa uno spettacolo teatrale: “Voglio aiutare chi soffre come me”

Una vita stravolta e azzerata anche negli affetti. Oggi per Pascal non solo gli amici o gli ex compagni di squadra sono degli estranei, ma anche i famigliari. Lo è stata la moglie quando è venuta a trovarlo la prima volta in ospedale e lo sono stati i figli. “Ho dovuto imparare nuovamente i loro nomi” ha ammesso Rousseau, che ha però rivelato di aver sviluppato “una sorta di ipersensibilità. Quando ho abbracciato mia moglie ho avvertito che era una persona speciale”. Rousseau ha dovuto apprendere da vecchie lettere, foto, articoli di giornali e web che nella sua vita il calcio è stato importante: “Dalle foto ho capito di essere stato un portiere. Ho riprovato ad andare tra i pali ed effettivamente so tuffarmi…”.

Frank Leboeuf, campione del mondo 2018 ed ex compagno di Pascal al Laval, sta aiutando l’amico, pronto a raccontare la propria storia attraverso uno spettacolo teatrale scritto da lui stesso: ‘Souvenez-moi’ (‘Ricordami’). “Spero di poter aiutare chi vive al buio come me” la conclusione di chi ha dovuto imparare a convivere con le tenebre esistenziali e con il dramma della perdita istantanea di tutto ciò che di importante può esserci: i ricordi e gli affetti.