La droga mi ha distrutto: carriera e vita rovinata | Da stella in A, alla galera: ora è in un centro recupero tossicodipendenti
La cocaina ha fatto irruzione nel calcio italiano poco meno di 45 anni fa: la storia di chi è riuscito a uscire dal tunnel tra mille rimpianti.
Quella che lega doping e calcio è una brutta storia antica, anche se non drammatica come in altri sport. Il vecchio e purtroppo sempre attuale adagio secondo il quale il doping va sempre più forte dell’antidoping vale in assoluto molto meno che in passato in quasi tutte le discipline, anche se ancora tanto resta da fare.
Quanto al calcio, trattandosi di una disciplina di squadra il fraudolento aiuto esterno è fatalmente meno incisivo e anche per questo i casi di doping più famosi hanno fatto ancora più rumore, pur rimanendo isolati. Diverso è il discorso quando dal doping si passa all’uso di droga. Il mondo del pallone ha purtroppo un rapporto tristemente privilegiato con la cocaina.
Oggi come ieri, ma ai giorni nostri ancora di più. Perché il calcio è un ambiente dorato nel quale circolano milioni e milioni di euro e quindi per un giocatore può essere più facile entrare in “circoli” viziosi, quanto elitari, come quello della “droga dei ricchi”. Ma anche perché il calciatore è spesso un uomo solo con le proprie paure, i propri limiti. E anche la propria noia.
Tutte e tre queste variabili hanno avuto un peso nel primo caso in assoluto di un calciatore italiano arrestato per droga. Una storia vecchia di quasi 45 anni, ma che ha lasciato un segno profondo in chi l’ha vissuta. Angiolino Gasparini oggi è un uomo diverso e profondamente pentito per essere finito in un tunnel che sembrava senza fine, ma dal quale è uscito solo grazie a due fattori solo in apparenza paradossali: l’amore per il calcio e il fatto stesso di essere stato arrestato.
Estate 1981, blitz in ritiro: il calcio italiano entra nel tunnel
Era il 29 luglio 1981 quando nel ritiro dell’Ascoli fa irruzione la polizia per arrestare Gasparini, accusato della detenzione di 50 grammi di cocaina dopo che il suo nome era stato ritrovato nell’agenda di uno spacciatore venezuelano. L’ex difensore dell’Inter ammise subito le proprie colpe, pur specificando di aver sempre usato la “roba” solo a fini personali. “Sono stato otto giorni in carcere – avrebbe poi detto Gasparini – Là dentro pensavo alla delusione che avevo dato ai miei genitori”.
Classe ’51, bresciano di Bedizzole, la carriera di Gasparini aveva già imboccato la parabola discendente, pur essendo da tre anni il punto di forza dell’Ascoli di Carlo Mazzone promosso in A a suon di record nel e proprio nel 1981 protagonista del miglior campionato della propria storia, chiuso al 6° posto, a un passo dalle coppe europee. Nelle Marche Gasp arrivò dopo il triennio di illusioni all’Inter, che lo acquistò dal Verona, ma dove il difensore non riuscì mai ad imporsi.
“Iniziai per gioco”: l’ex Inter racconta il proprio calvario e come ne è uscito
Altre discese e risalite avrebbero caratterizzato il percorso calcistico di Gasparini, squalificato per quattro mesi nel 1986, dopo il passaggio al Monza, per il coinvolgimento nello scandalo del calcioscommesse. Fu però quell’arresto a cambiarlo, a fargli capire che a 30 anni la vita era troppo bella per essere buttata via così e che la cocaina non serviva proprio a nulla se non “a prosciugare il cervello e il portafoglio. Iniziai per gioco a Verona, ma poi finii in un vicolo cieco. La passione per il calcio mi ha salvato” ha aggiunto.
Dopo il ritiro Gasparini, poi assolto in appello nel processo penale per il possesso di cocaina, ha deciso di mettere la propria esperienza a disposizione di chi ha rischiato di rovinare la propria vita commettendo lo stesso errore. L’ex difensore dirige infatti oggi la comunità di recupero “Lautari” di Borgo La Caccia, fondata nel ’92 dall’imprenditore Gianni Bonomelli proprio con un gruppo di ex tossicodipendenti: “Per loro sono un amico, una persona che capisce il vuoto che sentono nell’anima”. Per gli appassionati di calcio invece Gasparini è un ex giocatore che ha forse dato meno di quanto avrebbe potuto, ma soprattutto un uomo ritrovato.