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Dalla SERIE A, ai fornelli: basta calcio, mi dedico alla cucina | Altro che fama in campo: è diventato uno chef di ‘grido’

Tifosi Roma - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Tifosi Roma – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

Ha indossato le maglie di due top club e sfiorato la nazionale, ma oggi è un fuoriclasse dei piatti gourmet: i suoi ristoranti sono sold out.

Il luogo comune dell’uomo impacciato ai fornelli? Roba vecchia, così come quella dello sportivo incapace di districarsi con le pentole in mano, perché troppo indaffarato tra allenamenti e impegni agonistici, o semplicemente per snobismo.

Ben prima che il dramma del lockdown imponesse un po’ a tutti, senza distinzioni di sesso, ad andare oltre l’abc in cucina erano già tanti gli uomini che avevano iniziato ad opporsi a quello che altro non è che un classico stereotipo. Del resto siamo nell’era della parità di genere, nella quale tutti devono saper fare quasi tutto. Almeno al massimo delle proprie possibilità.

Gli sportivi professionisti non fanno eccezione, perché pranzi e soprattutto cene al ristorante sono belli, il conto in banca non ne risente, ma ogni tanto un pizzico di privacy può sempre servire. Giusto per dare sollievo… alla mano, impegnatissima a firmare autografi quando si va a mangiare fuori e per provare a impegnarla in altro modo…

Ecco allora che le storie di stelle dello sport che se la sanno cavare più che discretamente in cucina, tra piatti preferiti e sperimentazioni più o meno gourmet, sono sempre più diffuse. Certo, da qui a saper diventare degli assi anche con presine e mestoli ce ne vuole. Anzi, se si è giocato in Serie A la missione sembra quasi impossibile, se non altro per questione di tempo. Quasi, appunto…

Il pupillo di Liedholm e Bearzot oggi prende tutti per la gola: “Ma ho un rimpianto”

La storia di Roberto Scarnecchia è quella di chi… ce l’ha fatta due volte. Anzi, tre, ma qui si entra nel campo della vita privata. In quella lavorativa l’ex giocatore di Roma e Milan non si nasconde: “I miei amici mi dicono che ho avuto due carriere. Semplicemente ho sempre fatto quello che mi piaceva”. Sembra facile, ma eccellere nel calcio e nella cucina non è proprio una missione semplicissima…

Da giocatore Scarnecchia ha fatto tanto, giocando 100 partite in una Serie A d’altri tempi, quella super-competitiva dei primi anni ’80, ma avrebbe potuto fare di più. “Il mio rimpianto è la nazionale, ero un pupillo di Bearzot. E avere lasciato la Roma prima dello scudetto” le sue parole in una recente intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’. Stimato anche da Nils Liedholm, che se lo portò pure al Milan, Scarnecchia ha smesso con il calcio nel 1988, ma aveva già ben chiaro in mente cosa fare.

Roberto Scarnecchia al lavoro nella cucina di uno dei suoi ristoranti - Fonte X - Ilgiornaledellosport.net
Roberto Scarnecchia al lavoro nella cucina di uno dei suoi ristoranti – Fonte X – Ilgiornaledellosport.net

Ala, allenatore e cuoco prima della grande paura: ‘MisterChef’ Scarnecchia non si ferma mai

La passione per la cucina lo ha infatti accompagnato da sempre. In quegli anni ’80 si dilettava a cucinare cenette per i compagni, ma è dagli anni ’90 che la cosa si è fatta… seria. Ecco così nascere il mito di “MisterChef”, gioco di parole legato alla carriera da allenatore brevemente assaggiata nei primi anni del Duemila e alla professione conclamata di cuoco, con ristoranti di successo aperti a Roma, Milano e Sanremo, dove Scarnecchia non si limita a fare il proprietario supervisore, bensì cucina in prima persona.

Il tutto dopo il dramma di un’ischemia che ha lasciato segni sulla salute, senza però impedirgli di continuare a non fermarsi mai. L’ex ala velocissima ha anche insegnato Scienze e tecniche della formazione applicata alla Bocconi e il calcio fa ancora parte della sua vita, tra i commenti in radio e il lavoro part time da talent scout. Del resto calcio e cucina sono le passioni di quasi tutti. Farle diventare una professione è per pochi.