Dal verde del campo a quello delle fiches: finte ubriacanti e bluff, il brasiliano è diventato il RE DEL POKER
Qualcuno aveva visto in lui le qualità di Garrincha, ma la sua stella ha brillato per poco: ecco cosa fa oggi la meteora del calcio brasiliano.
Il calciomercato è quel magio mondo nel quale tutto diventa possibile per quattro mesi all’anno. Quelli durante i quali i tifosi sono autorizzati a sognare, mentre allenatori e dirigenti sono chiamati a restare con i piedi saldi a terra, perché soprattutto di questi tempi il mercato vive di realtà ben più che di sogni.
L’età dell’oro, degli acquisti iper milionari e degli ingaggi faraonici appartiene infatti al passato per la stragrande maggioranza dei club calcistici europei. Le eccezioni sono poche. Dal PSG, fresco dell’acquisto di Kvaratskhelia, fino al Manchester City, che ha dato un calcio alla crisi spendendo quasi 100 milioni a metà stagione.
Aggiungiamo qualche altro club inglese come Chelsea e Manchester United, il Real Madrid, ma non Barcellona, alla luce delle gravi difficoltà attuali e in parte Bayern Monaco, poco incline per filosofia ad innesti troppo costosi, e la lista dei club “onnipotenti” è di fatto già finita.
Per tutti gli altri l’era delle spese folli è finita da un pezzo e del resto è meglio così, perché il rischio d’impresa è sempre dietro l’angolo. Farsi ammaliare dalle giocate estemporanee di aspiranti campioni che promettono di sbocciare può rappresentare un pericolo, destinato a lasciare il segno sui bilanci. Ne sa qualcosa il Betis, che poco meno di 30 anni fa entrò nella storia del calcio realizzando quello che all’epoca, e per qualche tempo, divenne l’acquisto più costoso di sempre.
Era il re dei doppi passi, ma la sua ascesa si è rivelata un abbaglio
A Siviglia non seppero resistere al culto del dribbling di Denilson de Oliveira Araujo, per tutti Denilson. Il fantasista brasiliano classe ’77 si vestì di biancoverde per 63 miliardi delle vecchie lire e una clausola rescissoria da 750 miliardi. Incredibile a dirsi, un’aspirante leggenda non era andata a indossare le maglie di Barcellona e Real. Tra il calcio spagnolo e la nascita di un terzo top club si mise però di mezzo un clamoroso abbaglio, dal momento che l’investimento del Betis si sarebbe rivelato a perdere.
Denilson non sarebbe infatti mai riuscito a sfondare, restando ingabbiato dal proprio accecante autocompiacimento. Paragonato da subito ai più grandi campioni della storia del Brasile, la sua carriera sarà ricordata solo per un eccesso di dribbling e doppi passi, del tutto slegati dalle fortune delle proprie squadre e spesso anche dall’andamento delle partite.
Da acquisto del secolo a re di un altro tavolo verde: la nuova vita di Denilson
Insomma, un bluff, con il Betis che non sarebbe mai riuscito a rientrare dell’investimento effettuato. Dopo sette anni in Andalusia, con tanto di clamorosa retrocessione e catartico passaggio in seconda serie, Denilson sarebbe stato svenduto al Bordeaux e da lì la sua carriera, che conta anche 63 partite in nazionale e la partecipazione a tutte le sette partite giocate dal Brasile nel Mondiale ’98, sarebbe andata in picchiata, con malinconico finale tra Vietnam e Grecia. Oggi l’ex nazionale brasiliano ha cambiato vita.
Da quasi 10 anni, infatti, Denilson è entrato stabilmente nel circuito del poker, affermandosi come giocatore di alto livello ammesso ai tornei più importanti del mondo. Da un tavolo verde all’altro, quindi, ma tutto il resto è cambiato. La sua indole istintiva da calciatore ha dovuto lasciare il passo a quella più riflessiva: “È uno sport affascinante, anche se il calcio ti regala maggiori emozioni” ha dichiarato Denilson, che ha lavorato per anni anche per una tv brasiliana conducendo una trasmissione di calcio. Il primo amore non si scorda mai, anche se ti ha deluso…