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Ero pari a Buffon, ma la droga mi ha rovinato la vita: ora è completamente fuori dal giro e ha speso tutto

Portiere - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Portiere – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

Arrivare in cima è per tanti, restarci per pochi e le qualità tecniche non bastano: le parole-shock dell’ex portiere del Milan.

C’era un tempo in cui l’Under 21 italiana dominava l’Europa. Con cinque titoli continentali, tutti vinti tra il 1992 e il 2004, gli Azzurrini guidano ancora l’albo d’oro insieme alla Spagna, il cui sorpasso sembra tuttavia purtroppo imminente. Anni che sembrano lontanissimi e del resto scorrendo i nomi di quelle rose si comprende quanta strada ci sia da fare per raggiungere quei livelli.

Si prenda la finale 1996, vinta ai rigori proprio contro la Spagna. Tutti i giocatori di quella rosa hanno poi militato in grandi squadre, vinto scudetti e coppe e quattro di essi hanno pure trionfato ai Mondiali 2006. Si tratta di Cannavaro, Nesta e Totti, in campo dall’inizio nella finale, e di Gigi Buffon, che invece di quell’Under era il 12°.

Incredibile a dirsi, ma a tenere in panca la futura leggenda del calcio italiano e mondiale, oltre che l’età (Super Gigi aveva appena 18 anni) fu anche il talento già emerso del titolare di quella nazionale, la cui parabola calcistica è stata purtroppo molto breve. Stiamo parlando di Angelo Pagotto, che proprio in quell’estate 1996 raggiunse l’apice della propria carriera passando dalla Sampdoria al Milan.

La sua esperienza da titolare in rossonero durò solo poche partite a causa di qualche errore di troppo, ma il peggio per il portiere piemontese doveva ancora succedere. Il riferimento è alla doppia positività alla cocaina, costatagli nel 2007 una squalifica di otto anni, dopo aver rischiato la radiazione. Rientrato in Italia, a Prato, dopo una fugace esperienza da cuoco in Germania, oggi Pagotto è tornato nel calcio come allenatore dei portieri del club toscano, ma ovviamente nulla è più come prima.

Costrinse Buffon alla panchina in nazionale, ma poi ha perso tutto: “Ho sbagliato e ho pagato”

Intervistato dal ‘Corriere della Sera’, l’ex enfant prodige del calcio italiano, che prima di approdare al Milan disse no alla Juventus, ha accettato di riaprire il doloroso album dei ricordi e degli inevitabili rimpianti: “La droga mi distaccava dalla realtà, per me era come un’evasione. Pensavo potesse aiutarmi a risolvere i problemi, ma non era così. Ho sofferto di depressione, prendo ancora gli psicofarmaci” ha confessato l’ex portiere.

Eppure qualche amicizia è rimasta, risalente proprio ai tempi dell’Under 21 vincente: “C’è stato un periodo in cui io e Buffon eravamo i portieri più forti d’Italia – sospira Pagotto – L’ho sentito da poco, gli ho fatto i complimenti per il nuovo ruolo in Nazionale. Quell’Under era fortissima con Totti, Nesta, Panucci e Cannavaro. Fabio ancora oggi mi chiama Big Jim per la pettinatura che avevo allora”.

Angelo Pagotto nel 2004 con la maglia dell'Arezzo - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Angelo Pagotto nel 2004 con la maglia dell’Arezzo – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

L’ex predestinato racconta il proprio calvario: dalle spese pazze al rapporto  con la madre

Gli anni d’oro sono stati tali solo a livello economico. Pagotto ammette gli altri errori commessi: “Il Milan era troppo per me, almeno in quel momento. Per crescere sarei dovuto restare alla Sampdoria. Sbagliai ad andarci, ma una volta arrivato lì sarei dovuto restare, come fece Ambrosini. Ho sbagliato tutto, guadagnando tanto e spendendo. Sperperavo 40 milioni al mese, oggi mi sputerei in faccia”.

Errori fatali, che gli hanno compromesso anche il rapporto con i famigliari: “Se mi guardo indietro vedo la preoccupazione negli occhi di mia madre. Quando andai a Napoli a 14 anni era spaventata, mi aveva cresciuto da sola. Non mi ha mai precluso di sognare. Oggi non siamo in buoni rapporti, spero un giorno di ritrovarla e di ridere insieme delle cavolate fatte. Io sono qui. Oggi comunque sono felice e ho tanti obiettivi da realizzare. Voglio un altro figlio anche se ho 51 anni e allenare i portieri di un club di Serie A”. Sbagliare può costare tanto e segnare la vita, ma non fa smettere di sognare.