“Ho girato il mondo, ma non conoscevo la mia patria”: dallo Scudetto alla riscoperta di ‘casa I Ora ha compiuto la sua più grande impresa da ‘figliol prodigo’
Ha fatto la storia del calcio italiano e di quello del proprio paese, ma a 29 anni ha detto basta: la storia di Nakata, campione anti-divo.
22 giugno 2006. Al Westfalen Stadion di Dortmund il Brasile rulla il Giappone nell’ultimo match del girone eliminatorio del Mondiale di Germania. La nazionale campione in carica si impone grazie a una doppietta di Ronaldo e vola a punteggio pieno agli ottavi di finale.
In pochi avrebbero potuto immaginare che si sarebbe trattato del penultimo, vero sorriso della Seleçao in un Mondiale, prima del 3-0 al Ghana agli ottavi. L’eliminazione ad opera della Francia ai quarti avrebbe infatti aperto un lungo capitolo di delusioni, proseguito nelle edizioni successive e ancora aperto.
Quel giorno coincise anche con la fine della carriera di un talento che ha lasciato un segno importante nella storia del calcio di quegli anni, in particolare di quello italiano. L’eliminazione del Giappone coincise infatti con l’ultima gara da professionista, ad appena 29 anni, di Hidetoshi Nakata, reduce da una deludente stagione con il Bolton e ormai lontano dai fasti di inizio carriera.
Eppure dal punto di vista fisico Hide era integro. Non avendo mai avuto infortuni gravi, la sua carriera avrebbe potuto proseguire ancora per qualche anno. Semplicemente il pallone non era più la priorità per Nakata, che sentì la necessità di voltare pagina per capire ciò di cui aveva veramente bisogno per raggiungere la felicità, o anche semplicemente per sentirsi in pace con sé stesso.
Hide Nakata, il campione fuori dagli schemi che del calcio si è stancato presto
Il post-calcio di questo ex fantasista elegante e tecnico, tra i più forti giocatori giapponesi di sempre, scoperto dal Perugia di Gaucci e poi diventato campione d’Italia con la Roma, con tanto di gol decisivo nella rimonta-chiave contro la Juventus, ha vissuto di più capitoli. Il primo è stato all’insegna dei viaggi. Non in giro per il mondo, bensì all’interno del proprio paese, quello che Nakata aveva dovuto lasciare troppo presto per inseguire passioni e sogni giovanili.
“Ho lasciato il Giappone a 21 anni per inseguire il sogno di giocare a calcio, ma senza sapere molto della cultura del mio paese – ha dichiarato Hidetoshi in una delle rarissime interviste concesse – Ovunque andassi, le persone mi facevano domande sul Giappone, sulla sua storia e tradizioni, ma troppo spesso non ero in grado di rispondere”. Soddisfatta questa esigenza l’ex giallorosso ne ha poi immediatamente individuata un’altra, affermandosi come imprenditore.
Eremita, imprenditore e disegnatore di gioielli: la nuova vita di Nakata è tutta una sorpresa
Oggi Nakata è infatti un apprezzato produttore di sakè, oltre che gestore di un locale a Hong Kong. Noto come “vino di riso”, il sakè è una bevanda ottenuta tramite un processo di fermentazione che coinvolge riso, acqua e spore di koji. Nakata ha fondato la Japan Craft Sake Company e lanciato una personale versione della bevanda, “l’N di Hidetoshi Nakata”. La passione è diventata un lavoro redditizio che fa dell’ex nazionale giapponese uno dei punti di riferimento nel mondo, tanto da meritarsi il titolo di “Master of Sakè”.
Così la pagina Instagram di Nakata è passata dall’ospitare le foto dei suoi viaggi a quelle delle convention sul tema, in Giappone e non solo. Il tutto senza trascurare le nuove tecnologie attraverso la creazione di ‘Sakenomy’, un’app innovativa rivolta agli appassionati e progettata per aiutare i consumatori. Finito qui? Niente affatto, perché nel tempo libero Hidetoshi non si riposa, ma si dedica a un’altra passione, quella per i gioielli, essendo disegnatore e ambasciatore degli artigiani giapponesi e avendo lanciato una collezione a sfondo benefico. Sono passati meno di 20 anni dal suo addio al calcio, ma la vita di Nakata è più piena e appagante di quando mandava in porta i compagni con le sue giocate visionarie.