Serie A in bancarotta: da sei mesi stipendi non pagati, arriva la PENALIZZAZIONE in classifica e i calciatori si SVINCOLANO
Vincenti, ma non pagati: la vicenda del top club a rischio cancellazione fa il giro del mondo. Giocatori pronti allo sciopero dopo il trionfo.
Da moda, o scelta di nicchia, a valutazione lungimirante, capace di fare proseliti di anno in anno. Il progetto delle seconde squadre è ormai una realtà in Italia. Dopo la Juventus che ha fatto da apripista, si sono unite anche Atalanta e Milan e nella prossima stagione anche l’Inter B dovrebbe essere ai nastri di partenza della Serie C.
I risultati sono ovviamente l’ultima delle variabili attraverso cui bisogna giudicare la riuscita di un progetto che non deve avere altra finalità che quella di serbatoio della prima squadra, attraverso lo svezzamento sportivo e la valorizzazione in un campionato professionistico piuttosto che tra i pari età, come avviene in Primavera.
Poi, certo, più partite si vincono più significa che i ragazzi sono talentuosi e quasi già pronti per lo step successivo, ovvero la promozione in prima squadra, ovviamente da calibrare con tutte le cautele del caso alla luce del divario tra una Serie C con limitazioni di categoria e un’alta Serie A. Fatto sta che il progetto ha attecchito, mettendo in secondo piano la sua alternativa.
Per anni infatti si è parlato di “seconde squadre vs multiproprietà”. In effetti i progetti sono in antitesi, perché per creare un bacino per la propria squadra di riferimento si può puntare o sui propri giovani o sull’acquisizione di un’altra società. È stato così per Lazio e Salernitana ed è ancora così con Napoli e Bari, mentre all’estero i progetti-guida sono quelli di Red Bull e City Group, senza dimenticare RedBird e il gruppo Friedkin.
I rischi della multiproprietà: crisi a catena, club storici sull’orlo del baratro
Le multiproprietà, tuttavia, contengono l’inevitabile rischio d’impresa. Quando ad “ammalarsi” è una delle società del gruppo, o peggio ancora la casa madre extra-calcio dalla quale dipendono gli investimenti, l’effetto-contagio è altamente probabile. Questo è ciò che è successo al fondo che fa capo all’imprenditore americano John Textor, proprietario di club storici come Lione, Botafogo e Crystal Palace. Il dissesto economico rischia di travolgere l’Olympique, ma anche le “consorelle”.
L’obiettivo di salvare il Lione rischia infatti di trasformare il Fogao in una succursale del club francese, con buona pace dei tifosi che stanno assistendo ad una realtà paradossale. Sul campo la squadra vince, vola verso il titolo brasiliano e ha appena conquistato la prima Libertadores della propria storia grazie al 3-1 sull’Atletico Mineiro nella finale di Buenos Aires.
Coppa in bacheca, ma gli stipendi non arrivano: scatta lo sciopero
Peccato che si tratti del classico balletto sul Titanic, dal momento che, come riportato da ‘O Globo’, da mesi i giocatori non vengono pagati. Portata a termine la missione internazionale con alta professionalità il gruppo ha già minacciato di boicottare gli allenamenti qualora gli stipendi arretrati non dovessero arrivare a breve.
Il paradosso consiste anche nel fatto che i gioielli in vendita per provare a recuperare i denari necessari per i pagamenti sono “ostaggio” della volontà del club di risanare la situazione del Lione. Così Jeffinho è stato ceduto dai francesi al Botafogo per 5,3 milioni, mentre per Thiago Almada e Luiz Henrique è tutto fermo. La Fiorentina punta forte su quest’ultimo, ma la proposta da 20 milioni è stata rifiutata. Il Botafogo ne vuole 30, chissà se anche per la consorella…