“Un anno di squalifica”: Sinner senza parole dopo la lettura del documento | Ecco i capi di accusa
La nuova stagione tennistica è alle porte, ma a tenere banco è sempre il controverso caso doping che coinvolge il numero 1 del mondo.
La grande attesa sta per finire. Il problema è che per Jannik Sinner e per tutti gli appassionati di tennis in generale le grandi attese sono due e tra pochi giorni si concluderà quella più dolce. Quanto a quella più spinosa, inquietante e per certi versi angosciante, bisognerà ancora aspettare.
La stagione 2025 del tennis mondiale, apertasi con i consueti aperitivi del torneo di Brisbane, a cavallo di Capodanno, e della United Cup, entrerà nel vivo come di consueto con gli Australian Open, giunti alla esima edizione, in programma a Melbourne dal 12 al 26 gennaio.
È trascorso appena un mese e mezzo dal trionfale, per i colori italiani, epilogo della stagione 2024, con il bis in Coppa Davis della nazionale azzurra capitanata da Filippo Volandri, pochi giorni dopo l’affermazione di Sinner alle ATP Finals ed è già tempo di rimettersi in discussione. Tutti contro Jannik, insomma.
Già, perché l’altoatesino riparte dalla volontà di bissare il trionfo di Melbourne, che nel 2024 fu il primo tassello verso quella rincorsa al primo posto del ranking ATP coronata a giugno. Oggi Sinner ha un vantaggio abissale sugli inseguitori, ma al netto degli imprevisti sempre in agguato nello sport, a preoccupare il re dello sport italiano non è certo il fatto agonistico.
Sinner e la snervante attesa per il verdetto sul ‘caso Clostebol’
Per questo l’attesa per l’inizio della stagione è appunto tanto dolce quanto preoccupante è quella che separa dalla sentenza sull’ormai tristemente noto ‘caso Clostebol’. Anche qui, in verità, si può parlare di attesa snervante, perché Sinner, i colleghi e tutti gli appassionati di tennis attendono il verdetto della Wada dopo troppi mesi all’insegna di previsioni e pareri di esperti.
I fatti sono noti così come lo stato dell’arte. La Wada, presentando ricorso al verdetto di assoluzione dell’Itia, International Tennis Integrity Agency, non ha messo in dubbio la buona fede di Sinner, sposando la tesi del pool di legali di Jannik, ovvero quella di una contaminazione involontaria alla sostanza ritrovata nelle urine del fuoriclasse di Sesto Pusteria lo scorso marzo durante il torneo di Indian Wells.
Una leggerezza che può costare carissima: cosa rischia Sinner
Il tema del ricorso non è quindi il doping in sé stesso, bensì la negligenza e quindi la conseguente responsabilità oggettiva dell’atleta. Su questo tema si è espressa con chiarezza Karen Moorhouse, CEO dell’ITIA, che in un’intervista concessa al sito ‘tennis365.com’ ha pronunciato parole che fanno tremare i tifosi di Jannik: “Nel caso di Sinner la complicazione riguarda il fatto che il prodotto in questione è non contaminato, in quanto il fisioterapista ha usato sul suo dito il prodotto in questione che conteneva il principio attivo dopante. Per questo, avendo dimostrato la non intenzionalità, l’intervallo della squalifica va da uno a due anni“.
Moorhouse ha quindi ribadito, in termini più tecnici quanto già noto, appunto il fatto che la Wada ha voluto di fatto approfondire attraverso il ricorso la “superficialità” dell’azione di Sinner, nel senso della mancanza di cautela nel farsi massaggiare dal proprio fisioterapista che si era appena curato una ferita appunto con una sostanza contenente Clostebol. Un peccato veniale, al quale anche un super campione può non aver pensato, o proprio perché si sta parlando di atleti di altissimo livello trascurare questo dettaglio può essere considerata una colpa? Lo spettro della squalifica continua a fare paura. Ci si augura per il minor tempo possibile.