Da 11 titoli del Grande Slam alle droghe: presunto tentato suicidio e addio a Loredana Bertè | L’epopea di Borg, ecco di cosa si occupa oggi l’ex numero uno
È uno dei campioni più amati, oltre che vincenti, del tennis di tutti i tempi: talento, disavventure e successi di un mito dello sport mondiale.
Si dice che per diventare campioni nello sport nel quale si è scelto di competere occorra più di un pizzico di follia. In questo caso non è neppure consigliabile aggiungere l’aggettivo “sana”, dal momento che la storia dello sport è piena di fenomeni… folli.
Del resto solo con il talento non si può fare la storia e tantomeno la leggenda. Vero che le qualità innate possono salvare in giornate di scarsa vena fisica o psicologica, ma ci sono anche situazioni nelle quali è fondamentale andare oltre l’ordinario e i colpi del campione non sono sufficienti per spuntarla.
Ad esempio quando di fronte si ha un altro campione, altrettanto… pazzo se non di più. Oggi che il mondo del tennis non è lontano dal salutare la fine della carriera dell’ultimo dei Big Three che hanno riempito gli albi d’oro recenti, Novak Djokovic, è forse possibile apprezzare ancora di più i fantastici anni ’70-80.
Quelli, per intendersi, della mitica rivalità tra Bjorn Borg e John McEnroe. Perché Djokovic e Nadal avranno anche avuto i propri momenti “crazy”, ma la saga tra lo svedese e lo statunitense è semplicemente inarrivabile. Due campioni totali, che sarebbero competitivi ancora oggi e che sono stati in grado di fare la storia pur non disponendo di un carattere esattamente… ordinario.
L’ascesa, i trionfi e il precoce ritiro: la vita da film di Bjorn Borg
Le loro sfide dirette non hanno più avuto eguali nella storia della racchetta e forse mai più li avranno. Cane e gatto sul campo, ma anche fuori, eppure indivisibili, se è vero che quando Borg stupì il mondo ritirandosi a 26 anni per eccesso di assuefazione alle vittorie proprio McEnroe fu l’ultimo ad arrendersi all’idea, incapace di accettare di non poter più incrociare il proprio, carissimo nemico.
Dal punto di vista tecnico Borg è stato un mito, capace di primeggiare nel ranking ATP dal 23 agosto 1977 al 2 agosto 1981 e di vincere 11 Slam in appena sette anni ai vertici, tra il 1974 e il 1981, tra i quali cinque Wimbledon consecutivi, primo ed unico a riuscirci prima di Roger Federer. La storia non gli ha dato giustizia, dal momento che nella sua epoca gli Australian Open erano uno Slam di nicchia e che proprio in quegli anni gli US Open vissero il cambiamento di superficie dall’amata erba al cemento.
Le (tante) cadute e le risalite di Borg: cosa fa oggi la leggenda del tennis mondiale
Tennista per caso dopo aver provato a sfondare nell’hockey, Borg è stato tanto geniale sui campi quanto dannato fuori. Tra matrimoni finiti male, tra i quali quello con Loredana Berté, tentativi di suicidio e abuso di psicofarmaci e droghe, ma anche il clamoroso tentativo di tornare in campo a inizio anni ’90, si può ben dire che oggi Bjorn sia un sopravvissuto, sempre con il tennis nel cuore. A 67 anni lo scorso giugno lo abbiamo visto in buona forma premiare Carlos Alcaraz come vincitore dell’ultimo Roland Garros, torneo vinto sei volte in carriera dallo svedese, oltre che più volte nei panni di capitano dell’Europa in Laver Cup.
Sul piano professionale Borg ha tentato con fortuna la strada dell’imprenditore nel settore dell’abbigliamento sportivo in Svezia, fondando un’azienda ancora oggi molto popolare, pur dopo aver sfiorato la bancarotta. Le sue interviste sono una rarità, ma ciò che importa è sapere che il rovescio bimane più forte di sempre, appreso proprio dall’hockey, è ancora qui che lotta insieme a noi…