300 gol in carriera e non sentirli: Diego si ritira e si dà al tennis: di piede destro, con la racchetta è mancino come Nadal
I casi di campioni multidisciplinari sono rari, ma non è mai troppo tardi per provarci: l’ex fuoriclasse del pallone ha rotto il ghiaccio.
La passione per lo sport è per sempre. Che si tratti di tifosi o spettatori, o di praticanti a livello amatoriale, oppure di professionisti di alto livello non può essere il trascorrere degli anni a far tramontare quell’attrazione irresistibile che ha fatto capolino per la prima volta in tenera età.
Quanti sono, del resto, i racconti di ex calciatori che confessano di non saper resistere alla tentazione di dare un calcio ad un pallone anche quando, a ritiro consumato da decenni, vedono il proprio attrezzo del mestiere rotolare su un campetto di provincia o su un marciapiede? Lo stesso vale per altre discipline.
Un ex cestista non potrà mai restare insensibile ad un canestro anche di un 3×3 così come un ex tennista non si negherà qualche palleggio con gli amici in vacanza, non necessariamente accompagnando il tutto con un sentimento di nostalgia. La vita va avanti, gli anni passano, ma le passioni restano, solo trasformandosi da professione a hobby.
Meno frequente, ma non così raro, è vedere ex atleti di altissimo livello che dopo aver chiuso la carriera provano a riciclarsi in altri sport. Molti casi appartengono agli inizi del secolo scorso, mentre in tempi più recenti si ricordano i casi non troppo noti di Clara Hugues, medaglia olimpica nel ciclismo su pista nel ‘96 e nel pattinaggio 10 anni dopo, o di Lauryn Williams, che dalla 4×100 nell’atletica ad Atene 2004 passò al bob a due salendo sul podio a Sochi 2014.
Il bomber seriale e l’amore per lo sport: ora la rete bisogna evitarla
Non si registrano ad oggi casi di calciatori che sono stati in grado di ottenere successi in altri sport dopo la fine della prima carriera, ma mai dire mai. Il 2024, intanto, è stato l’anno nel quale una stella del pallone del primo decennio degli anni 2000 si è tolto la soddisfazione di debuttare nel circuito professionistico del tennis. Gli esiti non sono stati confortanti, ma mai come in casi come questi l’importante è partecipare…
Del resto dopo oltre 300 gol per club di primo piano e nazionale uruguaiana, Diego Forlan non aveva altri sfizi da provare a togliersi, neppure sul piano economico. Avviata nel 2019 la carriera di allenatore che non gli ha riservato grandi soddisfazioni, nel cuore di ‘El Cacha’ è tornata a pulsare improvvisa la passione per il tennis, coltivata fin dalla gioventù. Sono bastati allora un paio d’anni di allenamenti per vivere una giornata impossibile da dimenticare.
Dal destro al sinistro: la nuova carriera di ‘El Cacha’ è tutta una sorpresa
L’Uruguay Open, torneo Challenger 100, in programma dall’11 al 17 novembre al Carrasco Lawn Tennis Club di Montevideo, ha tenuto a battesimo la prima partita di Forlan nel circuito ATP, a 45 anni e mezzo. Non poteva esserci occasione e nome migliori del torneo per uno degli sportivi più amati in Uruguay, capace di dare lustro alla propria nazionale e di farsi apprezzare in varie parti d’Europa, dal Manchester United all’Atletico Madrid.
Il match giocato in doppio con Federico Coria contro Boris Arias e Federico Zeballos è durato ben poco. Forlan e il suo illustre compagno sono stati spazzati via in meno di un’ora con l’inequivocabile punteggio di 6-1, 6-2. Un mezzo disastro, prevedibile e comunque non paragonabile alla breve esperienza vissuta nel 2011-’12 con la maglia dell’Inter, l’unica nella quale Forlan non è riuscito a lasciare il segno. L’ex gemello di Suarez e Cavani nella Celeste ha comunque mostrato un discreto servizio e doti accettabili nel gioco di volo, oltre alla curiosa caratteristica di essere mancino con la mano, dopo aver fatto tutta la carriera da calciatore col destro come piede preferito. Chissà se l’adrenalina pre-partita è stata simile a quella della vigilia di una semifinale Mondiale, che Forlan ha giocato nel 2010.