Ho rischiato di morire: vivo per miracolo | L’ex tecnico di Milan, Juve e Inter in coma, choc tra i tifosi
Momenti di terrore per uno degli allenatori più popolari e amati non solo del panorama italiano: tragedia sfiorata, ma c’è il lieto fine.
Una volta li chiamavano “giramondo”. Termine appartenente a un giornalismo un po’ desueto, ma che rende l’idea del tipo di professionisti ai quali ci si sta riferendo. Nel calcio, si tratta di giocatori e allenatori che, per dirla con un eufemismo, non passeranno alla storia come bandiere di un club.
Non che questo debba necessariamente venire visto come un aspetto negativo. Non si vive di soli giocatori simbolo, di chi è fedele a un colore (o due, a seconda del tipo di maglia…) per la durata dell’intera carriera. Altrimenti, del resto, non esisterebbe neppure il calciomercato…
Un concetto che vale per chi in campo ci va e fa in concreto le fortune di una squadra, ma anche per i tecnici. Anzi, viene da dire che vale ancora di più per i mister, dal momento che di anno in anno il numero degli allenatori patentati è in continuo aumento e senza… qualche esonero non ci sarebbe ricambio.
Anzi, per un allenatore aver cambiato tante squadre, aver conosciuto tante piazze ed essere riuscito a farsi apprezzare non può che essere vista come una nota di merito, come una medaglia da mettere al petto a fine carriera. In questa speciale classifica i primatisti sono Alberto Malesani e Carlo Mazzone, ciascuno con 11 squadre diverse allenate in Serie A.
La caduta in casa, la corsa in ospedale e il coma: che paura per il mister campione d’Italia
Raggiungibili? Impresa non semplice, ma alle loro spalle qualcosa si muove, con Marco Giampaolo salito a quota 9 grazie alla chiamata del Lecce. Un primato nel primato è quello di chi è riuscito ad allenare tutte o quasi le squadre metropolitane. Le milanesi, le romane e le torinesi. Nessuno c’è mai riuscito, ma un allenatore c’è andato molto vicino…
Si tratta di Alberto Zaccheroni, nel cui curriculum è mancata solo la Roma. Si può usare il tempo passato perché il tecnico romagnolo ha ormai detto addio alle panchine, decisione presa in anticipo rispetto al terribile incidente domestico subito nella primavera 2023, a causa del quale il tecnico campione d’Italia con il Milan nel 1999 ha rischiato la vita.
“La memoria non è ancora a posto”: il calcio tifa per il decano degli allenatori
Lo stesso Zaccheroni ha raccontato il proprio calvario qualche mese fa nel corso di un’intervista al ‘Corriere della Sera’: “Sono caduto in casa, dalle scale. Sono ruzzolato per otto o dieci gradini, mia moglie Fulvia mi ha trovato in un lago di sangue. Ho picchiato la testa, mi hanno operato e sono stato in ospedale tre mesi, in coma per alcune settimane. Posso dire di essere vivo per miracolo, ma per fortuna non ho subito danni cerebrali”.
Classe ’53, Zaccheroni, che ha perso due diottrie a causa della caduta, ha poi dovuto affrontare una lunga fase di riabilitazione. La grande paura è alle spalle, ma purtroppo non tutto è ancora stato risolto: “Soffro ancora di qualche deficit di memoria a breve” ha rivelato. Tutti i tifosi delle squadre che ha allenato e nelle quali si è sempre fatto apprezzare per garbo e umanità, e in generale gli appassionati di calcio di tutto il mondo, possono tirare un sospiro di sollievo, nell’attesa di rivedere Zaccheroni parlare di calcio in tv o in radio con la consueta competenza.