Altro che ‘notti magiche’: Schillaci, prima le droghe, poi la vita da clochard | Ora gli hanno dedicato un film
Un cognome che fa parte della storia del calcio, una vita piena di sofferenze: una storia che fa riflettere il mondo del calcio e non solo.
I suoi occhi spalancati non solo per le esultanze dopo ogni gol hanno rappresentato il film di un’estate italiana alla quale è mancato solo il lieto fine. Per tutti, tifosi in testa, eccetto che per lui. Totò Schillaci in quel Mondiale ’90 trovò la consacrazione di una carriera esplosa all’improvviso.
La storia dell’eroe di quelle notti magiche è nota, così come il suo triste declino. Prima quello tecnico, non prima comunque di essersi fatto apprezzare anche oltre oceano, trovando fortuna in Giappone come uno dei primi calciatori italiani capaci di emigrare con successo. Poi, venne il declino umano.
Lo scorso 18 settembre Totò ha chiuso gli occhi per sempre, sconfitto da una malattia crudele che lo ha attaccato a più riprese. L’ex attaccante di Juventus e Inter ha lottato come un leone così come aveva fatto per cercare di emergere dai campi polverosi della sua Palermo, ma anche in questo caso è mancato il lieto fine.
Prima la guarigione e addirittura la partecipazione a qualche reality show, poi la recidiva che non gli ha dato scampo, lasciando tanta malinconia nel cuore di chi ha conosciuto la semplicità, ma anche la generosità e la forza d’animo del figlio di un calcio d’altri tempi.
Una carriera in ascesa, poi il tunnel: quando il cognome illustre non basta
Proprio mentre il dramma di Totò tornò a essere di dominio pubblico, venne però alla luce un’altra storia triste, per fortuna non con lo stesso finale. Il cognome è lo stesso, la parentela c’è, ma purtroppo i due cugini si erano persi di vista da qualche tempo. E pensare che la carriera di Antonio Maurizio Schillaci sarebbe potuta essere ancora più gloriosa di quella di Salvatore.
Trequartista molto dotato sul piano tecnico, di due anni meno giovane di Totò, Maurizio crebbe nel Palermo e dovette le proprie fortune calcistiche a Zdenek Zeman, che lo valorizzò al Licata e poi al Messina dove giocò con il cugino, dopo un fugace passaggio nella Lazio. Purtroppo, però, già in quegli anni, dopo una breve e poco fortunata esperienza alla Lazio, Schillaci iniziò ad avere troppa familiarità con la droga. Cocaina prima, eroina poi.
Dai colpi di classe alla vita da senzatetto: solo i volontari lo hanno salvato
La carriera precipita ben presto e anzi c’è da fare i conti con una realtà ben diversa. Quella della povertà che porterà Schillaci a vivere da senzatetto a Palermo, dormendo per strada o in auto. Nel 2014 tutti sanno come era costretto a vivere Maurizio, oggetto di un cortometraggio dal titolo inequivocabile: “Fuorigioco”.
Eppure per troppo tempo nulla è cambiato, fino a quando quella quotidianità andò a compromettere la sua salute. Solo allora grazie all’intervento di volontari di Palermo la situazione di Maurizio è migliorata. Cibo e cure mediche in suo soccorso, quantomeno per rendere più sopportabile una vita che Maurizio si è in parte distrutto da solo, prima di venire dimenticato da quel mondo al quale fece appena in tempo ad affacciarsi.