Girava in Ferrari, arrivò a chiedere soldi agli amici | L’ex Serie A beccato con una 17enne: ha perso soldi e famiglia ed ha avuto una crisi mistica: “Farò il Pastore”
Come distruggere una carriera da potenziale fuoriclasse: il bomber e i suoi colpi di testa (non in campo…) indimenticabili.
Partecipare a tre Mondiali, segnare un gol storico ad una squadra appena laureatasi campione d’Italia a suon di record, ma anche ritrovarsi con la carriera in picchiata poco dopo i 30 anni e vivere un dopo calcio pieno di colpi di scena.
Ce ne sarebbe abbastanza per scrivere un libro, se non fosse che se il soggetto in questione è un attaccante brasiliano famoso negli anni ’80 i margini per stupirsi sono davvero pochi. Certo, passare da un matrimonio tutti lustrini e paillettes ad una crisi mistica, approdare nel campionato più bello del mondo ed essere protagonisti di una retrocessione storica non è da tutti.
Contraddizioni che fotografano una parabola calcistica piena di rimpianti. Perché quando si hanno le potenzialità per una carriera di primissimo piano e anche molto lunga e poi si finisce a vivere di ricordi legati ad un potenziale inespresso significa che di mezzo si è messa la sfortuna, ma anche che qualche scelta è stata sbagliata.
“I calciatori non capiscono che la carriera è un sogno. Un giorno ci si sveglia e se non si è stati previdenti, il risveglio è amaro” parole e musica di Gilmar Rinaldi, uno dei più noti agenti di calciatori brasiliani. Nella sua procura, tra gli altri, è passato anche Adriano, uno al quale l’amara riflessione di cui sopra di Rinaldi calza a pennello. Ecco, prima dell’Imperatore il calcio verdeoro ha vissuto una storia molto simile con un altro attaccante.
Fece piangere l’Inter, ma anche… i propri tifosi: i contropiede del bomber più pazzo di sempre
Il suo nome è Luiz Antonio Correia da Costa, ma il grande calcio lo conosce come Luis Müller. Sbarcato al Torino nell’estate 1988 il centravanti ex San Paolo sembrava destinato ad allungare il lungo elenco di top players arrivati per impreziosire il campionato più bello del mondo. Peccato che quel Torino iniziasse ad accusare sinistri scricchiolii societari che sarebbero sfociati in una retrocessione epocale, dopo 30 anni di Serie A.
Un disastro che prese forma anche a causa del ridotto contributo della stella del mercato, protagonista più delle cronache rosa grazie al matrimonio con Jussara, ballerina brasiliana che lo rese anche papà, che sul campo, dove di lui si ricorda il gol all’Inter dei record di Trapattoni fresca di scudetto. Müller sarebbe rimasto in Italia altri due anni, ma a suon di… contropiede. Non sul campo, però. Eccolo allora passare dal lusso della Ferrari con la quale si presentava agli allenamenti e dall’amore per la famiglia alla passione per una 17enne. Quindi la crisi mistica e la vocazione che lo fece diventare pastore evangelico e predicatore.
Dal lusso alla povertà fino all’avventura in panchina: le mille vite di Luis Müller
Dieci, cento, mille Müller, ma le montagne russe non sono ancora finite. Un nuovo oblio, questa volta economico, era infatti in agguato perché, come dice Rinaldi, prima o poi i soldi finiscono. Luis li fece sparire tutti troppo in fretta così accadde che a inizio millennio si ritrovò costretto a chiedere rifugio alla madre di Pavao, ex compagno di squadra al San Paolo. “Non sono in miseria” disse comunque. Finito? Niente affatto.
Luis ha avuto la forza di rialzarsi ancora, provando anche la carriera da allenatore. Breve e poco fortunata, poi di lui ultimamente si sono perse le tracce. Una delle grandi speranze del calcio brasiliano anni ’80 passerà alla storia come un grande incompiuto, comunque capace di restare sulla breccia per quasi 10 anni e di mettere la propria firma sul Mondiale ’94, giocando una decina di minuti. Abbastanza per ritagliarsi un posto nella storia, che sarebbe però potuto essere ben più grande.