Squalificato 8 ANNI: È la fine della sua carriera, addio al calcio per sempre
Un gesto sconsiderato può costare molto caro: aggressione spietata, la sanzione è inevitabile e entra nella storia.
Perdere la testa su un campo di calcio non è come commettere un’imperdonabile leggerezza nella vita di tutti i giorni. A cambiare è però “solo” il contesto mediatico dei fatti e la risonanza che l’evento è destinata ad avere se a macchiarsi di una grave colpa è chi dovrebbe distinguersi anche per i propri comportamenti.
Eppure, uno degli equivoci più grandi con i quali si è costretti a fare i conti quando si parla di calcio negli ultimi tempi è proprio questo. Gli sportivi e i calciatori in particolare fanno sempre più fatica a calarsi anche nel ruolo di educatori, di modelli da incarnare per i ragazzi più giovani, per i tanti bambini che guardano al calcio non solo come un divertimento.
Troppe le tensioni in ballo durante i 90 minuti, troppa l’importanza che una partita o una competizione ha assunto per il proseguimento della carriera di un giocatore, ma anche per la quotidianità di un tifoso, il cui attaccamento alla propria squadra del cuore rischia di diventare controproducente se troppo morboso.
Come si può affrontare una gara con serenità e con il vero spirito sportivo con il pensiero che, in caso di una sconfitta, magari pesante, ci sarà da affrontare l’umiliazione degli insulti dei propri tifosi, infuriati “solo” perché i propri beniamini si sono rivelati sul campo meno performanti dei rivali?
Quando nel calcio subentra la follia: orrore in campo
Nessuna delle spiegazioni di cui sopra, tuttavia, può valere per giustificare ciò che succede quando alla tensione della partita e alla classica adrenalina da campo si sostituiscono veri e propri comportamenti deliquenziali. Che la follia duri qualche minuto o pochi secondi, che le vittime siano gli avversari o i pubblici ufficiali la sostanza non cambia. A differenza, in più di un’occasione, della severità delle sanzioni.
Purtroppo per vedere inasprite queste ultime c’è stato bisogno di ciò con cui nessuno avrebbe mai voluto fare i conti. La recidività della follia e della delinquenza. Proprio in prossimità delle Feste, infatti, il calcio italiano ha dovuto sopportare l’assurdità di due aggressioni agli arbitri nei campionati dilettantistici. La prima aveva portato ad un weekend di sciopero da parte degli arbitri. La seconda ad una doverosa squalifica esemplare.
La punizione è durissima: stop inappellabile e carriera finita
L’orribile episodio è avvenuto nel corso del match tra Accademia Sporting Roma e Tirreno Sansa valevole per il campionato Juniores Regionale B. Nei minuti finali della gara l’arbitro è stato circondato dai giocatori della formazione ospite, venendo prima colpito con uno schiaffo al volto e poi spintonato a terra. Il Giudice Sportivo, oltre a stabilire la sconfitta a tavolino del Tirreno Ansa, ha emesso due, durissime squalifiche.
Gli stop sono della durata di quattro anni nei confronti del capitano della squadra, non essendo stato possibile identificare i responsabili rispettivamente dello schiaffo e della spinta che hanno fatto cadere l’arbitro. Le sanzioni decadranno nel momento in cui verranno individuati gli autori o l’autore dell’atto. Una sanzione destinata a fare giurisprudenza e che va finalmente oltre le parole e le prese di posizione simboliche, insufficienti per difendere nella sostanza le vittime troppo spesso indifese del calcio di cui non parla nessuno.