17 anni tremendi tra galera e aule di tribunale: l’ex Juve era innocente | “La mia vita rovinata, ho speso tutto per difendermi”
Non arrendersi mai e combattere, anche quando tutto sembra perso: il racconto dell’ex attaccante diventa una lezione di vita.
La vita del calciatore professionista obbliga spesso a camminare qualche metro sopra terra. Già, obbliga, il verbo è corretto. Niente refusi, perché quando magari succede di avere uno sviluppo di carriera improvviso perdere contatto con la realtà diventa quasi inevitabile.
La notorietà non è per tutti facile da gestire, così come i benefici che possono arrivare da un’agiatezza economica inattesa. D’incanto tutto diventa possibile, riempire i propri garages di auto lussuose quasi inevitabile pur non avendone mai avvertito la necessità, così come cedere ai vari piaceri che può regalare la vita.
Storie spesso malinconiche, di idoli di milioni di persone che quasi senza accorgersene si sono ritrovati a disperdere tutto il proprio patrimonio a causa di scelte sbagliate, finendo per sprecare in poco tempo quanto faticosamente costruito in carriera attraverso sacrifici, allenamenti e partite.
Ci sono però anche casi particolari, per fortuna piuttosto rari, quelli di ex campioni che hanno rischiato di trovarsi sul lastrico per colpe non proprie. Nessun vizio, nessun investimento sbagliato fuori dal campo, vita sana sempre lontano da brutte abitudini. Un “semplice” accanimento della giustizia può gettare in un tunnel lungo quasi 20 anni, per uscire dal quale è necessario privarsi di tutto.
Un incubo lungo 17 anni: l’ex campione racconta il proprio calvario
Questa è la storia di Michele Padovano, ex attaccante di Napoli e Juventus. Il punto più alto della carriera lo raggiunse proprio con i bianconeri, con la Champions League vinta nel ’96 da preziosa punta di scorta con tanto di gol storico al Real Madrid nel ritorno dei quarti di finale. Giusto 20 anni più tardi Padovano iniziò a precipitare in un incubo che sarebbe durato 17 anni, solo per colpa di un’amicizia sbagliata.
Un prestito di 35.000 euro all’amico di infanzia Luca Mosole, considerato a capo dell’associazione a delinquere, costò a Padovano l’arresto con l’accusa di essere il finanziatore di un traffico internazionale di stupefacenti. Condannato dopo i primi due gradi, l’ex attaccante si è anche fatto 10 giorni di carcere, ma senza mai arrendersi, fino all’assoluzione definitiva da parte della Cassazione in data 31 gennaio 2023. Un calvario raccontato nel documentario “Michele Padovano – Innocente – 17 anni senza libertà”, prodotto da Sky Sport, l’emittente per la quale ora Michele svolge il ruolo di opinionista. Ci sono però ferite profonde, quelle che non si possono cancellare.
Dalla Champions League al lastrico: “Ho venduto tutto, ma oggi sono finalmente sereno”
“Questa storia mi ha tolto 17 anni di vita, ma ha anche sconvolto l’adolescenza di mio figlio Denis – ha raccontato Padovano – I dieci giorni nel carcere di Cuneo, senza aver fatto nulla di male, sono sembrati infiniti”. Grazie alla collaborazione dei propri legali, alla vicinanza della moglie Adriana e alla propria forza di volontà Padovano non si è mai arreso, neppure quando le prime due sentenze avevano disegnato un incubo e fatto svanire la fiducia nella giustizia.
Un incubo quotidiano, perché nel frattempo che la battaglia andava avanti c’era una famiglia da mantenere, senza poter lavorare. “Ho venduto la casa in montagna, due appartamenti a Torino, orologi lussuosi, oro”. Oggi Padovano è un uomo finalmente sereno, pur consapevole che quegli anni non torneranno indietro. Un uomo deciso a godersi la famiglia senza più voltarsi indietro, se non per pensare agli amici che non hanno potuto gioire con lui. Almeno in terra. “Vialli era il mio idolo e poi è stato mio compagno di squadra. Sono sicuro che avrà esultato in cielo” la toccante conclusione di Padovano.