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Voglio restare a vita: non pensarci nemmeno, quella è la porta | Pazzesco in casa Lazio, l’hanno mandato via nel peggiore dei modi

Tifosi Lazio - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Tifosi Lazio – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

Dura la vita delle bandiere: un idolo dei tifosi biancocelesti fa venire alla luce una realtà sconvolgente. Non c’è stata pietà per i sentimenti.

Aprire un nuovo capitolo dopo che se n’è chiuso uno, se non glorioso, destinato ad essere ricordato negli anni è tutt’altro che facile. Nel mondo del calcio e dello sport in generale continuare a vincere o comunque a restare ad alti livelli per anni nonostante le inevitabili modifiche alla rosa è un’impresa per pochi.

Gli ultimi ad accettare il fatto di dover vivere qualche stagione di transizione dopo anni di trionfi sono i tifosi, che dopo essersi abituati a vincere quasi tutte le partite non riescono a metabolizzare di dover aspettare per riproporsi ai vertici e di dover vedere festeggiare le rivali.

La Juventus dei nove scudetti consecutivi è solo l’ultimo esempio, ma la stessa situazione è stata vissuta dal Milan dopo la fine delle epopee di Arrigo Sacchi e Fabio Capello. Nel proprio piccolo anche la Lazio di Claudio Lotito sta vivendo uno scenario simile, ma con esiti al momento molto diversi.

La profonda e doverosa opera di ringiovanimento della rosa operata la scorsa estate dal club biancoceleste non sembra aver richiesto campionati di transizione. Il passaggio da Immobile a Castellanos al centro dell’attacco, da Luis Alberto e Felipe Anderson a Noslin e Dia sulla trequarti sembra essere stato indolore.

Dal rischio fallimento all’apoteosi: le discese e le risalite della storia della Lazio

Del resto per la Lazio le rivoluzioni non sono una novità. Qualcosa di ancora più radicale e sportivamente drammatico l’Aquila l’ha vissuto nei primi anni 2000, quando il passaggio del testimone tra Cragnotti e Lotito coincise con il rischio fallimento e fu preceduto dallo smembramento della squadra campione d’Italia nel 2000.

Nell’estate 2002, in particolare, furono ceduti Crespo all’Inter e Nesta al Milan, senza che in entrata arrivassero giocatori paragonabili per valore ed esperienza. Eppure proprio in quelle settimane a Formello sbarcò colui che sarebbe diventato in breve tempo il capitano e uno dei simboli di una squadra ben presto adottata dai tifosi e capace di passare dal trionfo in Coppa Italia del 2003 alla lotta per non retrocedere nella stagione successiva.

Massimo Oddo ai tempi della Lazio - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Massimo Oddo ai tempi della Lazio – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

Anni dopo la verità viene a galla: “Mi hanno costretto ad andare via”

Intervistato da Radio Serie A, Massimo Oddo ha ricordato i quattro anni e mezzo trascorsi alla Lazio, soffermandosi in particolare sul traumatico addio dell’inverno 2007, quando l’era Lotito era già iniziata, imposto da motivi di bilanci e avvenuto contro la volontà del campione del mondo 2006, che nelle vene aveva ormai sangue biancoceleste: “La vittoria della Coppa Italia rimane un ricordo indelebile, ma il legame con la piazza nasce dalla stagione in cui rischiammo di scomparire. Non sapevamo di che morte dovevamo morire”.

A gennaio anche Oddo fu costretto a lasciare Roma per approdare al Milan, squadra nella quale era cresciuto e con la quale avrebbe vinto la Champions League nel 2007 e lo scudetto nel 2011. Anni gloriosi, ma preceduti da una richiesta speciale a Lotito, rimasta segreta fino ad oggi: “Non volevo andare via, proposi a Lotito di rinnovare e rimanere a vita, ma non fu possibile perché c’erano esigenze economiche – ha rivelato Oddio – La qualificazione in Champions della Lazio a fine anno mi sollevò un po’ da questa pesantezza che avevo”.