“Sono costretto a ritirarmi”: dramma infinito per lo juventino, non ce la fa proprio più | “Obbligato a operarmi, da lì è finito tutto”
Una giovane carriera spezzata sul più bello, ma la battaglia più importante è vinta: il campione d’Italia racconta il proprio dramma.
Uno su mille ce la fa, cantava Gianni Morandi. Un inno al riscatto, alla voglia di rivincita e di non mollare, di cercare di inseguire fino alla fine i propri sogni. La percentuale corretta non è proprio in questi termini, ma il rapporto tra i milioni di ragazzi che ogni anno si affacciano nei settori giovanili di squadre professionistiche e quelli che riescono realmente a sfondare non è poi molto diverso.
Per sfondare non si intende fermarsi al debutto tra i grandi. Certo, ogni traguardo va pesato in base alle potenzialità di ciascuno. Quando si inizia a giocare a calcio lo si fa (o almeno così dovrebbe essere…) per divertimento e per iniziare a socializzare con ragazzi della propria età condividendo la medesima passione. Le riflessioni sulla tattica e sulle capacità tecniche vengono molto dopo.
Poi, dopo adeguate e inevitabili scremature, in vetta c’arrivano appunto pochi. C’è chi riesce a debuttare, sognando grandi palcoscenici, ma dovendosi poi accontentare di fare un’onorata carriera senza squilli. C’è il campione che fa subito intravedere di avere qualcosa di speciale e c’è la meteora, quella che capisce che quei pochi minuti rappresentano già il traguardo massimo cui aspirare.
E poi c’è un altro filone, quello dei ragazzi che nel proprio destino hanno scritto qualcos’altro. Hanno scritto che la lotta vera non era quella, vinta, per arrivare ad indossare una maglia importante e vincere qualcosa, seppur da comprimario, bensì quella per sopravvivere, per lottare contro qualcosa di oscuro e per non far sparire il sorriso dal volto dei propri cari.
La Coppa Italia, lo scudetto e poi il dramma: il giovane talento deve fermarsi
Questa è la storia di Simone Muratore, ormai purtroppo ex centrocampista cuneese, classe ’98, prodotto del vivaio della Juventus. Simone non è più un giocatore di calcio, ma poco importa. Nel suo destino ci sarà ancora il pallone, ma soprattutto ci sarà una vita da vivere, da ricominciare a vivere dopo aver sconfitto una malattia rara quanto subdola, che lo ha piegato, ma non spezzato.
Muratore nella storia della Juventus c’è entrato, grazie al successo nella Coppa Italia Serie C con la Next Gen nel 2020, unico titolo vinto da una squadra B professionistica italiana, e allo scudetto conquistato nello stesso anno con la prima squadra, grazie alle quattro presenze concessegli da Maurizio Sarri. Poi di lui si sono perse le tracce, eccezion fatta per un passaggio all’Atalanta per 7 milioni che lo trasformò in una chiacchierata plusvalenza.
“Oggi metto un punto”: la lettera commuove il web, ma ora inizia una nuova vita
Polemiche sparse, ma Simone stava per intraprendere una battaglia ben più importante, quella contro un tumore al cervello. Tre anni più tardi il neurocitoma al ventricolo sinistro è stato sconfitto, ma ogni tentativo di tornare a giocare è andato in fumo. Muratore ha appeso le scarpette al chiodo, comunicando la propria decisione attraverso un toccante post su Instagram: “Oggi metto un punto alla mia carriera da giocatore, ci ho provato fino alla fine a tornare, ci ho messo lacrime e sudore, ma non ero più come prima. Sono grato a tutto quello che ho fatto e conquistato dentro a quel rettangolo verde, insieme ai miei compagni, diventati poi miei amici”.
La Juventus ha comunque riaperto le proprie al proprio allievo speciale, ad un tifoso che la prima maglia bianconera l’ha indossata a 11 anni. Per Muratore ci sarà un posto all’interno del settore giovanile come collaboratore tecnico. Una nuova carriera sta per iniziare. Molto prima di quanto fosse lecito immaginare, ma con tanta umanità ed emozioni da trasmettere.