“Ci segua senza opporre resistenza”: il campione del Triplete ubriaco fradicio, danni pazzeschi sul tetto e gli agenti lo trascinano in Caserma
Tre trofei in un mese e un quarto sfuggito per un soffio poco dopo, poi una notte di folla: l’ex mito della Serie A ha rischiato grosso.
Un Triplete è per sempre. E ci mancherebbe pure. Vincere in una sola stagione i tre tornei principali a cui si partecipa è roba per pochi, oltre che essere di fatto l’unico modo per… non far sembrare un successo di consolazione quello nella coppa nazionale.
Fino a una ventina di anni fa l’impresa era davvero rara, poi qualcosa è cambiato di pari passo con l’evoluzione (o l’involuzione, dipende dai punti di vista..) del calcio internazionale. I campionati nazionali che diventano un affare per poche squadre e le sorprese nelle coppe europee che si possono contare sulle dita di una mano.
Così ecco fioccare il tris dell’Inter di José Mourinho e quello del Barcellona di Luis Enrique. Imprese capaci di consegnare alla storia gruppi di giocatori fatalmente eterogenei, perché non tutti possono ovviamente avere avuto lo stesso ruolo e la stessa incidenza in una marcia trionfale durata di fatto nove mesi.
In mezzo a qualche comparsa e a qualche mestierante ci sono quindi gli ottimi giocatori e i giovani che si affacciavano a grandi livelli proprio in quella stagione. E poi ci sono loro, i fuoriclasse, o almeno coloro che si sono sentiti tali per una stagione diventata memorabile e che ha sfiorato di divenire leggendaria.
Un anno magico e poi il lento declino: è polvere di stelle per l’eroe del Triplete
Nell’Inter 2010 le stelle erano tante, ma a illuminare buona parte delle notti di gloria era stato un fantasista che il Real Madrid aveva appena scartato, evidentemente non comprendendolo. La storia insegnava che gli olandesi buoni hanno vestito il rossonero, ma Wesley Sneijder è stato la classica eccezione.
Il prodotto del vivaio dell’Ajax si è esaltato in quella magica annata con lo Special One. Del resto se si debutta in un derby vinto 4-0 poche ore dopo essere sbarcato a Milano ci sono forti segni di predestinazione. In quel 2009-’10 a Wes andò tutto bene, almeno fino all’11 luglio, data della finale del Mondiale. Portare l’Olanda sul tetto dell’universo per la prima volta battendo la super Spagna avrebbe permesso a Sneijder di vincere il Pallone d’Oro.
In piedi sull’auto, ma non per festeggiare: la brutta avventura del vice campione del mondo
Non andò così e da quel momento iniziò la lenta parabola discendente arrestatasi solo per qualche tempo al Galatasaray, ma che avrebbe travolto anche l’uomo. La separazione dalla seconda moglie Yolanthe Cabau e un dopo calcio da costruire furono alla base della notte da dimenticare che Sneijder visse nel 2019, poco prima di dare l’addio al calcio giocato.
Una pausa del campionato del Qatar in cui militava convinse Sneijder a tornare in Olanda, ma qui qualcosa sfuggì di mano. In preda all’alcool l’ex fantasista salì sul tetto di una vettura iniziando a ballare per poi a dare calci al parabrezza. La conferma ufficiale dell’inevitabile arresto non arrivò mai, ma le immagini e i video diffusi lasciarono pochi dubbi. Sneijder sarebbe stato rilasciato dopo aver pagato i danni al proprietario del veicolo. Uno che magari, nove anni prima, stava tifando per lui in quella finale Mondiale da sliding doors.