Il suo gol fece piangere l’Italia intera, poi a Perugia fu meteora: Ahn eroe in patria e showman | Oggi è conduttore TV famosissimo Oggi è conduttore TV famosissimo
L’attaccante sudcoreano che ferì l’Italia al Mondiale 2002 oggi ha chiuso (quasi del tutto) con il calcio, ma in patria è sempre un idolo.
Un gol può cambiare la vita, sportiva, di un buon gruppo di persone. Dall’intera squadra alla società intera, senza ovviamente dimenticare i tifosi, gli unici per i quali una vittoria o una sconfitta non vanno a modificare l’aspetto economico, ma solo quello umorale.
Meno scontato è che possa cambiarla in peggio tanto a chi lo subisce, quanto a chi lo realizza. Non è capitato a molti giocatori di vedere la propria parabola calcistica flettere dopo aver realizzato quello che in teoria sarebbe la rete più importante della propria vita. Questo, a oltre 10 anni dall’addio al calcio, è però il bilancio di Ahn Jung-hwan.
L’ex attaccante sudcoreano non è stato certo il più forte giocatore della storia della propria nazione, ma ha avuto la bravura e la fortuna di trovarsi al posto giusto al momento giusto, almeno per fare la storia del proprio paese. Di essere il centravanti della Corea del Sud capace di spingersi fino alle semifinali del Mondiale 2002, il primo di sempre giocato in Asia, proprio in Corea oltre che in Giappone.
Quello della squadra allenata da Guus Hiddink fu un percorso avvolto dalle polemiche, legato ad alcuni episodi arbitrali che ne agevolarono oggettivamente il cammino, agli ottavi contro l’Italia e poi ai quarti contro la Spagna. Quel gol, però, è al di sopra di ogni sospetto. Ahn riuscì davvero a bucare una delle difese più forti della storia, con Maldini, Nesta, Cannavaro e Buffon in porta.
Dalla Corea all’Italia e… ritorno: quando un gol al Mondiale ti affonda la carriera
Quoque tu, Ahn, proprio tu che quei campioni li vedevi ogni settimana. Già, perché il ragazzo all’epoca militava proprio nel campionato italiano, con il Perugia, società che sotto la presidenza Gaucci toccò l’apice della propria storia partecipando alle coppe europee e trasformandosi in una particolarissima Babele, con in rosa giocatori iraniani, cinesi e giapponesi, oltre che figli di capi di stato.
Ahn in Umbria arrivò nel 2000, a 24 anni, e in un paio di stagioni non incantò, racimolando 5 reti in 35 partite. Attaccante sgusciante, veloce, discretamente tecnico, chissà quale sarebbe stato il suo futuro nel calcio e in Italia senza quel gol. Già, perché proprio dopo aver giustiziato l’Italia Gaucci, furibondo, decise di non esercitare il riscatto dopo due anni di prestito: “Non ho intenzione di tenere chi ha affondato il calcio italiano” disse il Presidentissimo. Ahn e il suo entourage non vollero crederci, ma la realtà fu proprio questa. Reimbarcato senza preavviso per… “vilipendio” alla nazione che ti ospita.
Da bomber a presentatore: la nuova vita di Ahn Jung-hwan
La voglia di riscatto era inevitabilmente tanta e per un paio di anni andò pure bene in Giappone, con gol a ripetizione. Il successivo salto in Europa tra Francia e Germania fu però un flop, così come le esperienze successive tra Corea e Giappone. Così, 10 anni dopo quel bagno di popolarità, ad appena 32 anni Ahn disse basta con il calcio giocato. La passione di una vita può portare sugli altari e poi catapultare nella polvere, apparentemente senza colpe.
Ahn si è così reinventato conduttore tv di successo: nella sua carriera ci sono programmi di intrattenimento, ma anche di sport (la versione coreana di Top Gear), ma anche partecipazioni a serie tv come attore e a reality show. Ogni tanto qualche comparsata come commentatore calcistico c’è ancora, giusto per non rinnegare il passato. E quel pomeriggio che ha cambiato la storia di due nazioni.