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Non ci hanno pagato: i Friedkin sono furibondi: dateci il nostro 40% o andremo per vie legali

Ryan e Dan Friedkin - Fonte X - Ilgiornaledellosport.net
Ryan e Dan Friedkin – Fonte X – Ilgiornaledellosport.net

Roma senza pace: il ritorno di Ranieri ha riportato il sereno a Trigoria, ma spunta un nuovo caso. Proprietà irremovibile: causa ad un passo.

“Può nascere un fiore nel nostro giardino/Che neanche l’inverno potrà mai gelare”. Così cantava Rino Gaetano in “A mano a mano” nel 1978, tre anni prima di perdere tragicamente la vita in un incidente stradale che ha tolto prematuramente alla musica italiana uno dei suoi maestri più originali e profondi.

Il verso-simbolo della canzone è stato estrapolato tante volte e usato come metafora in contesti sulla carta inadatti, non solo dal punto di vista ambientale, ad un evento lieto e simbolico come quello descritto. Ma la realtà è quella: “dandosi la mano” e facendo trionfare i sentimenti tutto può essere possibile e quel fiorellino spaurito può trasformarsi nel simbolo di una nuova era.

Quante volte nel mondo del calcio è capitato di assistere a un evento del genere? Squadre disastrate e stagioni da dimenticare, ma nelle quali non è tutto da buttare, complice qualche segno di speranza fatto intravedere magari da un giovane talento incolpevole nel disastro, ma dal quale si può ripartire, attraverso le sue giocate o la sua cessione.

Certo, poi ci sono situazioni in cui le qualità del soggetto in questione sono talmente evidenti da risaltare agli occhi di tutti, addetti ai lavori e non, non solo per i limiti del resto della compagnia. La nazionale italiana ha vissuto un’esperienza del genere durante l’ultimo campionato europeo. L’avventura di Spalletti come ct era cominciata con tante speranze, ma il viaggio in Germania è durato poche settimane lasciando quasi solo macerie.

L’ex talento ora è un top player e fa litigare due ex: scoppia il caso diplomatico

Quasi, appunto, perché qualche punto fermo anche sorprendente è stato possibile individuarlo. La personalità con la quale Riccardo Calafiori ha approcciato un contesto così importante ha confermato quanto tra gli addetti ai lavori già si sapeva da tempo. Il ragazzo non si farà, perché… è già fatto, formato e pronto per grandi palcoscenici. L’Arsenal l’ha capito assicurandoselo in estate e l’apprendistato che mister Arteta gli ha riservato in avvio è durato poco.

Il prodotto del vivaio della Roma, messa da parte la sfortuna che l’ha perseguitato ad inizio carriera, sembra pronto per un percorso luminoso. Quello che gli era stato pronosticato fin dai primi calci e che avevano saputo scorgere anche i dirigenti del Basilea, lesti a strapparlo a giallorossi. L’esperienza svizzera ha rappresentato per Calafiori un utile trampolino di lancio, ma oggi di quell’avventura si torna a parlare per motivi extra-campo.

Riccardo Calafiori ai tempi del Basilea - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Riccardo Calafiori ai tempi del Basilea – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

I Friedkin bussano invano: caos Roma, le carte bollate sono a un passo

Roma e Basilea sono infatti pronte a mettere in scena un vero e proprio braccio di ferro per… qualche milione. Il giocatore è stato ceduto in estate dal Bologna all’Arsenal per 50 milioni, ma i Friedkin stanno bussando alla porta degli svizzeri per chiedere il pagamento del 40% sulla rivendita che il club giallorosso si sarebbe mantenuto al momento della cessione di Calafiori al Basilea, avvenuta nel 2022.

Dalla Svizzera però, dove a propria volta hanno incassato il 50% di quanto i Gunners hanno versato agli emiliani, non sembrano sentirci, smentendo l’interpretazione del club giallorosso e sostenendo che la percentuale valesse solo per il primo trasferimento. La Roma si è già attivata mandando una pec e il ricorso alla Fifa sembra essere il prossimo passo, dal momento che a Trigoria sono convinti che la percentuale vada pagata su ogni spostamento di Calafiori. Un vero e proprio caso diplomatico. Niente male per un fiore sbocciato in mezzo al deserto…