Gli ha detto mille volte no: “Da loro non ci voglio andare” | Rifiutati di continuo, per il club è una mazzata all’orgoglio
Bomber seriale e capitano, poi la rottura improvvisa: l’ex idolo dei tifosi “si riscatta”, dopo i no ripetuti alla grande rivale cambia tutto.
Esultare dopo aver segnato un gol ad un’ex squadra. Mancanza di rispetto verso il proprio passato o, al contrario, segnale di profonda professionalità? L’argomento è uno dei più discussi nel calcio moderno, quello in cui ciò che fa da contorno alla partita diventa troppo spesso più importante del fatto tecnico stesso.
Il dibattito, se non sterile, presenta troppe eccezioni affinché esista una sola risposta corretta. In sostanza ciascun giocatore deve comportarsi secondo la propria coscienza, senza che prendere una decisione o il suo contrario rischi di scatenargli addosso una montagna di polemiche e attacchi, social e non solo.
Ogni situazione va inoltre contestualizzata. Un giocatore che resta in una squadra magari per una sola stagione, senza lasciare il segno, può liberamente dare sfogo alla propria gioia se riesce a trovare il gol con la nuova maglia. Al contrario una bandiera, o comunque un elemento che ha giocato e vinto a lungo da una parte, può provare pudore nel lasciarsi andare.
Ci sono poi casi specifici, legati a calciatori la cui parabola in una data squadra si è interrotta contro la propria volontà, dopo aver trascorso anni felici. Qualche incomprensione di troppo a livello mediatico, i risultati che iniziano a venire meno e troppo facilmente da idoli si diventa capri espiatori.
L’ex capitano resta fedele alla maglia: il retroscena che nessuno si aspettava
L’epilogo comune in situazioni del genere è la cessione, che pone fine a un percorso più o meno lungo e nel quale i rimpianti sono quasi pari alle gioie condivise. A quel punto sì che il dubbio si fa amletico: esultare o meno se nella nuova esperienza si fa gol al proprio passato, più o meno glorioso, ma comunque emozionante?
Se poi della squadra in questione, quella alla quale si è detto addio, si diventa anche tifosi, l’intreccio si fa irrisolvibile. Mauro Icardi non ha ancora avuto l’opportunità di giocare contro l’Inter dopo il turbolento addio del 2019, che pose fine a sei anni pieni di gol, ma privi di titoli. Certo c’è stata la possibilità di andare a vestire maglie di squadre storicamente rivali dei nerazzurri, ma la risposta è sempre stata la stessa.
Il no alla Juventus non cambia la storia: “Si è giocato l’affetto dei tifosi”
Intervenuto al podcast “Centrocampo” su YouTube il giornalista Fabrizio Biasin ha rivelato la profonda fede nerazzurra di Icardi, non intaccata dalla rottura con società e tifosi nella parte finale della lunga parentesi interista: “Vi assicuro che lui era ed è un interista clamoroso. Ha avuto mille volte la possibilità di andare alla Juventus e in altre squadre, gli telefonavano tutti. Lui ha sempre detto “no, per me c’è l’Inter”.
Un retroscena che non migliorerà certo il rapporto tra Icardi e la tifoseria della Juventus, ma che potrebbe cambiare, a posteriori, il pensiero del popolo interista nei confronti dell’ex idolo, tuttora nella top 5 dei marcatori più prolifici della storia del club. Biasin però non nega che anche Maurito abbia sbagliato qualcosa: “Icardi ha peccato nella gestione della comunicazione nel suo ultimo anno. Se l’è giocata male e Marotta lo ha ceduto per il bene dell’Inter”. Da quell’anno i nerazzurri, con l’arrivo in panchina di Conte, hanno gettato le basi per il ciclo attuale che promette di durare ancora a lungo. Al quale Maurito non può che prendere parte solo da tifoso.