Home » Malato di sesso… e coca: dai miliardi con l’Inter a panettiere | Ecco la fine dell’ex prodigio nerazzurro che ha bruciato tutto: “È dura” Ecco la fine dell’ex prodigio nerazzurro che ha bruciato tutto: “È dura”

Malato di sesso… e coca: dai miliardi con l’Inter a panettiere | Ecco la fine dell’ex prodigio nerazzurro che ha bruciato tutto: “È dura” Ecco la fine dell’ex prodigio nerazzurro che ha bruciato tutto: “È dura”

Stadio San Siro - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Stadio San Siro – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

Una carriera in ascesa e l’incapacità di resistere alle tentazioni: l’ex meteora dell’Inter vuota il sacco. Racconto da brividi.

La vita, prima o poi, presenta il conto. Sbagliare è umano, ma perseverare è non solo diabolico, ma spesso fatale. Può capitare dopo un solo, innocente errore, oppure se le leggerezze vengono reiterate nel corso del tempo. E il conto rischia di diventare sempre più salato.

Gli errori possono essere di varia natura e colpire le persone più diverse. Amici, parenti e colleghi, oppure sé stessi. Se i soggetti in questione sono personaggi famosi, dello spettacolo o dello sport quasi sempre le stesse sono le tipologie di “errori” che vengono commessi. Disperdere il patrimonio accumulato, spesso ingente, attraverso vizi di varia natura, pensando di poter tornare da un momento all’altro a fare una vita normale.

L’elenco di stelle del cinema o dello sport finiti quasi in maniera inconsapevole in un tunnel che pareva senza fine è molto lungo. Belli, ricchi e incapaci di dire no alle tentazioni, al punto da arrivare a compromettere carriera, conto in banca e affetti. Eccola la vita che presenta il conto, che non è sempre stato possibile saldare in tempo utile.

Jonathan Bachini, Francesco Flachi e Angelo Pagotto sono solo tre delle stelle del calcio anni ’90 e 2000 incappati in due positività alla cocaina. Chi non è mai neppure stato trovato positivo all’antidoping è stato una stella mancata dell’Inter di fine anni ’90. Fortuna? Forse, ma quel che più conta è che oggi  possa raccontare la propria storia. Di campione mancato, ma anche di miracolato.

Dall’Inter al tunnel senza fine: l’ex campione ammette tutti i propri errori

Fabio Macellari è oggi un uomo di 50 anni che ha capito i propri errori e che nel 2022 al podcast di Luca Casadei ha accettato di tornare a scavare nel proprio tunnel. Quello che l’ha portato negli abissi della cocaina, consumata anche quando la carriera era ancora ai massimi livelli, e della dipendenza dal sesso.

Tutto iniziò nel 2001, dopo il primo, grave infortunio della carriera subito al Bologna e dopo aver sprecato nel ’97 la grande occasione chiamata Inter, che lo ingaggiò dopo gli ottimi esordi nel grande calcio tra Lecce e Cagliari: “A Bologna mi feci male dopo otto partite e subentrò questa cosa nella testa. Mi dissi: ‘Vabbè dai, adesso visto che ho il ginocchio rotto mi rilasso un po’ qualche mese’. Non l’avevo mai provata prima e a 26 anni ho iniziato con la cocaina. Pensai ‘Sono talmente mentalmente forte che io posso farlo e domani smettere’. Questo è l’errore che fanno tutti”.

Fabio Macellari ai tempi del Bologna - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Fabio Macellari ai tempi del Bologna – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

Oggi fa il muratore, ma “Ero nato per giocare a San Siro”

Il tracollo fu inarrestabile: “Spendevo più soldi in donne che in cocaina”, fino alla grande paura: “Un giorno a Porto Cervo rimasi sveglio cinque giorni e poi mi ritrovai nella vasca da bagno calda. A malapena riuscii ad arrivare al letto”. Il calcio era ormai sullo sfondo. La carriera era andata, ma c’era da salvare la vita e quella del figlio Matteo, nato dall’unione con l’ex moglie Claudia, alla quale Fabio ha chiesto aiuto nei momenti più bui. Il ritorno al Cagliari non bastò per ricucire i drappelli di un percorso da calciatore ormai finito. Ad appena 30 anni, ma in realtà già a 28.

Nella sua second life Macellari è stato panettiere nel piacentino, cameriere in Sardegna e oggi fa il muratore ad Amatrice: “Oggi sono felice” ha rivelato Fabio, al punto che l’unico rimpianto del suo primo mezzo secolo di vita riguarda proprio il calcio. “Ero nato per questo, per giocare a San Siro in Serie A” ha detto. Si sentiva un predestinato, Macellari, ma evidentemente il suo destino era un altro. Quello di toccare il fondo e di riuscire a risalire, ricominciando a vivere dopo essersi salvato per un soffio. Le seconde opportunità esistono.