“Ho lasciato 160 milioni di debito”: ammissione shock, il club ha dovuto correre ai ripari
Oggi è tempo di sognare e festeggiare trofei, ma per una grande del calcio è tempo di tornare a fare i conti con il proprio passato.
Investire nel calcio? È roba per filantropi o per appassionati che devono essere consapevoli come, nella migliore delle ipotesi, una volta che cercheranno di disfarsi del “giocattolo” potranno solo sperare di farlo in pareggio, senza neppure sognare di guadagnare un centesimo.
Questo è il ritornello che ha accompagnato per anni ogni indiscrezione circa il possibile ingresso nel mondo del pallone italiano di imprenditori di successo, magari appassionati di calcio fin da ragazzi o tifosi di una squadra alla quale però non si sono mai avvicinati. “Chi glielo fa fare?” era il concetto in estrema sintesi.
Del resto l’obiettivo di chi investe in sport di squadra non può che essere quello di vincere e fare soldi. Peccato che, come detto sopra, i due obiettivi siano in sostanza inconciliabili, come illustrato dalla storia recente dei grandi mecenati del pallone.
Da Franco Sensi a Massimo Moratti, passando per Sergio Cragnotti, i grandi successi sono arrivati solo dopo che gli investimenti si sono fatti massicci, se non abnormi. Tifosi in visibilio, bacheche riempite, ma anche bilanci che hanno inevitabilmente iniziato a farsi preoccupanti, quando non pre-fallimentari.
Inter, l’ex presidente rompe il silenzio: tifosi senza parole
Eppure oggi sono proprio questi i presidenti più amati dalle rispettive tifoserie, che negli anni successivi a queste gestioni sono inevitabilmente andati incontro a periodi di magra. In casa Inter, in particolare, nessun tifoso dimentica chi rilevò il club da Moratti, gestendolo in autonomia per due anni e mezzo e per altri 18 mesi come socio di minoranza.
Stiamo parlando di Erick Thohir. Il magnate indonesiano, divenuto presidente nel 2013 e poi uscito definitivamente di scena nel 2016 per fare spazio alla famiglia Zhang, si professa tutt’oggi grande tifoso nerazzurro. Intervistato dal ‘Corriere dello Sport’ Thohir ha anzi rivendicato i meriti della propria gestione, tanto dal punto di vista finanziario, quanto da quello sportivo, pur non essendo riuscito a vincere neppure un titolo.
La “scoperta” di Ausilio e la stoccata a Zhang: Inter, il passato torna d’attualità
“Sono un grande tifoso dell’Inter, seguo tutti i risultati e sono stato contentissimo per la seconda stella – ha rivelato Thohir – Quando arrivai capii che era fondamentale ristabilire la sostenibilità finanziaria. I fatti dicono che l’Inter è tornata a giocare in Champions League dopo cinque anni e che avrebbe potuto arrivarci anche prima, quando c’ero io, se le squadre italiane qualificate fossero state 4 e non 3″. Il riferimento è al 4° posto della stagione 2015-’16, l’ultima vissuta per intero dai nerazzurri sotto la gestione dell’uomo d’affari indonesiano.
Thohir, dopo aver rivendicato la scelta di puntare su Piero Ausilio (“Sono stato io a nominarlo direttore sportivo, ho sempre pensato che fosse un valido manager”), ha poi rivelato di aver chiuso i rapporti con la famiglia Zhang al momento della passaggio del testimone alla presidenza, avvenuto nell’ottobre 2018: “Quando ho lasciato la presidenza della società ho preferito lasciare campo libero”. La frecciata successiva fa però capire come il feeling tra gli ultimi due presidenti dell’Inter prima di Beppe Marotta non sia ottimale: “Dico solo che ai miei tempi il debito del club era solo di 160 milioni di euro, mentre ora è molto più alto”. Schermaglie che appartengono ad un passato ormai lontano al quale i tifosi nerazzurri non guardano certo con nostalgia.