Commenti razzisti e squalifica monstre: mazzata incredibile per lui, ha smesso di giocare per un pezzo
Il calcio mondiale è scosso dall’ennesimo caso di discriminazione: l’uscita infelice costa carissima, stagione compromessa.
Il calcio è da tempo mobilitato contro qualsiasi forma di discriminazione. Che si tratti di sesso, razza o religione, l’ampio volano di cui gode il pallone ha convinto i vertici nazionali e internazionali dello sport più popolare del mondo ad attuare massicce campagne di sensibilizzazione.
Del resto, purtroppo, le occasioni per ribadire con forza quanto non sia superfluo e neppure anacronistico ribadire la parità dei diritti per tutti gli esseri umani è offerta da quanto succede troppo spesso proprio sui campi di calcio. A prescindere che a compiere le inciviltà siano gli atleti o i tifosi.
L’elenco di episodi di razzismo che hanno flagellato i weekend dei veri appassionati di calcio, non solo alle latitudini italiane, è tristemente lungo, oltre che in aggiornamento quasi continuo. E quando a macchiarsi di questa colpa sono i diretti protagonisti l’ondata di stupore e indignazione non può che essere superiore.
Le giustificazioni di rito legate all’adrenalina da campo o a possibili malintesi non possono essere considerate sufficienti, né convincenti. Per chi gli insulti li subisce, per i tifosi che per comportamenti analoghi sono andati incontro a sanzioni asperrime e ovviamente per la giustizia sportiva, chiamata a reagire in maniera inflessibile.
Quando lo scherzo non funziona: la battuta costa cara al campione, arriva la maxi-squalifica
Squalifiche esemplari sono invocate anche con l’obiettivo di creare precedenti e far capire che il tempo dell’indulgenza è finito. Purtroppo non sempre è andata così, creando un’inevitabile scia di polemiche e di retropensieri che hanno finito per mettere in secondo piano la gravità dei fatti, favorendo dibattiti destinati a fuorviare l’attenzione dal “topic” centrale.
Una svolta in questo senso arriva dall’Inghilterra, che si conferma all’avanguardia non solo dal punto di vista tecnico grazie allo spettacolo garantito settimanalmente dalla Premier League. Proprio uno dei grandi protagonisti del campionato, con un passato importante in Italia, ha infatti pagato caramente quella che era nata come una battuta, ma che non è riuscita finendo per trasmettere solo la sgradevole sensazione della discriminazione, seppur quasi sicuramente non voluta. Si tratta di Rodrigo Bentancur, il cui 2024 è finito nel peggiore dei modi.
La FA stanga Bentancur: Tottenham nei guai
L’ex centrocampista della Juventus è stato infatti squalificato per sette giornate dalla Football Association al termine dell’inchiesta condotta dopo che l’uruguaiano del Tottenham, nel mese di giugno, aveva apostrofato infelicemente il compagno di squadra Son Heung-min con queste parole rese in un’intervista a una tv uruguaiana: “Quella è la sua maglia? Potrebbe essere anche quella di suo cugino, visto che sembrano tutti uguali”.
A Bentancur, colpevole di aver violato la regola E3 della federazione in relazione alle interviste ai media, è stata inoltre comminata una multa di 100mila sterline. A poco è valso il perdono di Son, che aveva prontamente accettato le scuse del compagno. Ora toccherà al tecnico Postecoglou trovare alternative a centrocampo per i prossimi due mesi in campionato, quelli che Bentancur trascorrerà rimpiangendo un’ironia evidentemente mal riuscita, per le quali non c’è più posto nel calcio di oggi.