Serie A spaccata in 2: in undici si rifiutano di aderire | Stallo totale, zero vie d’uscita, ora deve intervenire il Coni
Si acuisce la divisione tra i club del massimo campionato: è muro contro muro, per la soluzione tocca ricorrere alle maniere forti.
Fieri avversari sul campo, per affrontarsi lealmente, ma senza risparmiare nessuna stilla di energia, pur all’insegna dei valori dello sport, ma compatti fuori, con l’obiettivo comune di garantire un futuro migliore al calcio italiano.
Dovrebbe essere questa la “doppia vita” dei club della Serie A e in generale di tutte le componenti del movimento nazionale. Cercare di andare oltre il proprio orticello e i contrasti legati al campo per vivere dalla stessa parte della barricata la battaglia più importante, quella sulle riforme, per migliorare la salute generale e quella delle singole componenti.
Tutto bello, se non si trattasse di pura utopia. Ancora una volta i progetti di compattezza, di piccole rinunce personali a favore del bene comune, leggi le improcrastinabili riforme, si è trasformato in lettera morta. L’ultima riprova arriva dal vero e proprio terremoto che si è creato in Lega dopo l’approvazione del nuovo statuto.
Il 4 novembre scorso l’Assemblea federale straordinaria avvenuta presso l’Hotel Hilton di Fiumicino ha ratificato le attese modifiche dello statuto Figc recependo le indicazioni del cosiddetto ‘Emendamento Mulè’, volto a dare una maggiore rappresentanza in Consiglio federale ai club che portano più contribuiti economici, quindi quelli della Serie A.
Riforma Statuto, la Serie A si spacca: stallo assoluto e conseguenze imprevedibili
L’emendamento originale è passato in una forma più edulcorata, quella modificata dal presidente Figc Gabriele Gravina, che garantisce il 36% di rappresentanza ai club professionistici, e quindi il sorpasso sul 34% dei dilettanti, senza però arrivare al 51% indicato nell’emendamento originale. L’approvazione ha finito per spaccare letteralmente in due la Lega. La divisione certificata dall’esito del voto, con 8 contrari e 12 astenuti, si è infatti mantenuta dieci giorni più tardi, al momento della verità.
Una volta raffreddate le tensioni del giorno dell’Assemblea, infatti, i club di Serie A si sono nuovamente riuniti per votare l’eventuale ricorso della Lega all’approvazione del nuovo statuto. Il tempo non ha… portato consiglio, dal momento che non si sono registrate variazioni: il fronte degli 8 contrari del 4 novembre, favorevoli al ricorso, è rimasto compatto, mentre quello degli astenuti avrebbe perso solo un’unità.
Alta tensione nel calcio italiano: spunta la soluzione
Secondo quanto riportato da ‘La Gazzetta dello Sport’ non è mutata la posizione di Atalanta, Bologna, Como, Fiorentina, Inter, Juventus, Monza, Parma, Roma, Udinese e Venezia, ovvero dei club che in Assemblea avevano deciso di andare contro l’indicazione del presidente di Lega Lorenzo Casini, quella di opporsi alla riforma Gravina. Dal gruppo si sarebbe invece staccato il Cagliari, astenuto in Assemblea e ora non contrario al ricorso.
Poco cambia, nella sostanza. E ora? Sfumata la possibilità del ricorso, la tensione all’interno della Confindustria del Pallone italiano è sempre più palpabile, tanto tra i club che formano i due fronti, quanto tra i “ribelli” e il presidente Casini. A questo punto, da regolamento statutario l’ultima parola spetterà al Coni. Il massimo ente sportivo dovrà esprimersi sull’approvazione del nuovo Statuto, che sembra comunque scontata. Il 22 novembre dovrebbe invece tenersi la prossima assemblea di Lega, con un a questo punto più che probabile clima da resa dei conti a fare da sfondo…