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Chi si lamenta di più: dal big match alla sagra dei rimpianti, a godere adesso è solo uno

Hakan Calhanoglu - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Hakan Calhanoglu – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

Due settimane dopo il derby d’Italia la Serie A è già tornata all’antico? Le certezze e le domande irrisolte dopo Inter-Napoli.

Dal pareggio show a quello all’italiana. Due settimane dopo lo spettacolo di Inter-Juventus San Siro ha ospitato la seconda sfida scudetto del campionato. Il verdetto è stato lo stesso, ma le modalità per arrivarci sono state opposte. E molto più tradizionali.

Se Inter-Napoli sia stato l’ultimo match di altissima quota della stagione giocatosi alla Scala del calcio lo si saprà tra qualche mese e molto dipenderà dalla tenuta delle ex outsiders Atalanta, Fiorentina e Lazio. Quel che è certo è che prima della sosta Conte e Inzaghi non hanno voluto rischiare di farsi male, arrivando però all’ultimo stop pre natalizio con un pensiero in comune.

L’impressione dell’occasione persa ha infatti capolino in entrambi gli allenatori già dal fischio finale. I campioni d’Italia hanno sprecato il fattore campo e fallito per la terza volta l’appuntamento con la vittoria casalinga contro una concorrente. Gli ospiti quello di approfittare della stanchezza dei rivali.

Se c’era un periodo nel quale il Napoli avrebbe dovuto mettere fieno in cascina e sfruttare le proprie settimane libere era infatti proprio quello della League Phase di Champions League. E invece, niente fuga. Il Meazza non sorride come contro il Milan ed è quasi tutto da rifare.

Uno scudetto per… molti: nasce la Serie A stile Premier League

Come due ciclisti che avevano preso un leggero vantaggio sugli inseguitori, Inter e Napoli si sono guardati tra loro e indietro, col risultato di far rinvenire chi stava dietro, Juventus in testa. Ora il gruppone è folto come non mai. Flessione delle big tradizionale o ascesa della “borghesia” del campionato? Nel dubbio, ecco la Serie A stile Premier League, con una mezza dozzina di pretendenti al titolo.

Se ne saprà di più tra qualche settimana, ma tutto fa pensare che la lotta al vertice possa essere aperta ai “profili” più svariati. I “giochisti” Baroni, Palladino e Thiago Motta sognano, al pari di Gasperini, il padre di tutti i rivoluzionari. Tutti mai così vicini a Inzaghi e Conte, gli unici che sanno già come si fa a vincere. Forse, tuttavia, quest’anno bisognerà inventarsi qualcosa di più per spuntarla.

Simone Inzaghi - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Simone Inzaghi – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

La nuova Inter e il solito Napoli: il messaggio della notte dei rimpianti

La concorrenza è variegata e spinta dall’entusiasmo che regala inseguire un sogno, pertanto ai soliti noti non basterà temersi e rispettarsi come accaduto nello scontro diretto. Il Napoli non ha mostrato evoluzioni rispetto al volto guardingo mostrato in casa della Juventus. Due mesi di risultati non sono bastati per dare alla squadra la sfacciataggine sufficiente per osare.

La notte dei rimpianti ha tanti visi imbronciati, da Calhanoglu a Lukaku fino alla ThuLa, ma anche quello feroce di Acerbi, decisivo in un’area e quasi anche nell’altra, facendo ripensare a Inzaghi a cosa sarebbe potuto succedere contro la Juve con il totem della propria difesa. Così l’Inter per evolvere si è dovuta trasformare. Rispetto al derby d’Italia è cambiato tutto: meno occasioni create e meno pericoli corsi, per una coperta corta che al momento ha anestetizzato il vantaggio di avere la rosa più ampia, profonda e qualitativa del campionato. Ogni lasciata è persa: e se fosse questo il nuovo slogan di chi sogna il tricolore? Chi gode dunque alla fine? Solo lo spettacolo o, se vogliamo, l’effetto imprevedibilità del vertice. Con ‘terzi’ incomodi che possono aprirsi la strada verso il successo. In fondo, un pò come fece il Napoli di Spalletti non più tardi di anni fa.