“Mi facevo di cocaina mentre mia figlia era in ospedale”: confessione choc dell’ex campione | “Sarei morto restando lì”
Un nuovo racconto choc allunga l’elenco di fuoriclasse che hanno distrutto la propria carriera tra alcool e droga: dalla Serie A al dramma.
Quella tra i campioni di svariate discipline e la dipendenza da alcool o droghe è una storia purtroppo antica quanto lo sport stesso. Dal calcio al pugilato fino al tennis e agli sport motoristici, le storie sono svariate e ben note e quasi tutte con un finale triste.
Tutto inizia solitamente quando il successo nella propria attività è ormai consolidato. Diventare professionisti prima e capire di saperci fare dopo significa vedere impennarsi i propri guadagni. Ricchi, famosi, in qualche caso anche belli e magari ancora senza famiglia: troppe “virtù” per riuscire a tenere i piedi per terra e a sfuggire alle tentazioni.
L’esempio di Diego Armando Maradona è tra i più illustri, ma anche tra i più fuorvianti. L’argentino è infatti riuscito a mantenere a lungo altissimo il livello di rendimento pur avendo iniziato a familiarizzare con sostanze stupefacenti ancora in giovane età. Un’eccezione, come altre se ne possono citare in altri sport.
Si pensi a Mike Tyson, che in un’autobiografia pubblicata dopo il ritiro dal pugilato ha ammesso di aver fatto uso di cocaina in qualche occasione anche prima degli incontri. Dalla droga all’alcool, come non citare i casi di un altro pugile, Carlos Monzon, la cui carriera e la cui vita sono state segnate dai vizi, o di calciatori “maledetti” come George Best e Paul Gascoigne.
L’ex Inter racconta il proprio tunnel: “Non mi perdonerò mai”
Fermarsi in tempo, prima di compromettere carriera e aspettative di vita, è purtroppo spesso difficile, in particolare se l’oblio ha portato a compromettere anche la stabilità della propria famiglia. A saperne qualcosa in proposito è un talento olandese la cui parabola calcistica di alto livello è stata troppo breve e che ha calcato per qualche tempo anche la scena italiana.
In un’intervista rilasciata a Prime Video Andy van der Meyde ha fornito nuovi, sconvolgenti particolari circa quel circolo vizioso che lo ha allontanato troppo preso dal calcio di vertice. L’ex giocatore di Ajax e Inter è oggi pentito per aver intrapreso quel tunnel fatto di alcool e cocaina arrivato a minare anche la sua salute: “Non mi perdonerò mai ed è solo colpa mia” ha raccontato l’olandese.
Van der Meyde, il dramma che ha coinvolto anche la famiglia
Prodotto del vivaio dell’Ajax e messosi in luce poco più che ventenne con i Lancieri, Van der Meyde approdò all’Inter nel 2003, senza riuscire a imporsi. Due anni dopo il trasferimento all’Everton, evento che coincise con l’inizio della fine, almeno sentendo l’interessato: “La mia carriera è finita quando sono andato all’Everton – l’ammissione – Ho fatto un sacco di stronz*te, lì è crollato tutto. Mi sono costruito una seconda vita, tradivo mia moglie, ho lasciato i miei figli per un’altra”. A rendere drammatico il racconto è un episodio che ha coinvolto la famiglia del giocatore.
“Dopo che l’alcool non faceva più effetto sono passato alle droghe. Facevo uso di cocaina e nel frattempo mia figlia era in ospedale. Una volta sono rimasto in piedi due notti consecutive per colpa della cocaina. Lì ho capito che dovevo fare qualcosa. Ho chiamato il mio agente e gli ho detto ‘Devo andarmene da qui o morirò'”. L’addio al calcio inglese non è bastato per riprendere il filo di una carriera ormai compromessa, ma quantomeno per recuperare gli affetti e per disintossicarsi. Dopo aver disperso il proprio talento sul campo riprendere a fare una vita normale può essere considerato un successo.