“Scudetto? Possiamo ancora crescere”: Gasperini non si nasconde, ma il segreto del successo nasce da un aspetto
L’Atalanta si iscrive al ballo delle grandi: il tecnico accetta la sfida e svela come, quando e perché è nata la Dea che fa tremare l’Europa.
Ma quanti attaccanti ha quest’Atalanta? Mai abbastanza, risponderebbe con immediatezza Gian Piero Gasperini, uno al quale in estate non si fa mai un dispetto se gli si regala sul mercato un giocatore dalle caratteristiche offensive.
Che si tratti di un centravanti classico o di manovra, di una seconda punta eclettica o di un trequartista, il sorriso del tecnico torinese si allargherà sempre. L’importante è avere a disposizione giocatori sui quali poter lavorare e ai quali poter trasmettere le proprie idee. I frutti del laboratorio, poi, arriveranno.
Già, perché nel calcio la differenza la si fa negli ultimi 16 metri, attraverso le idee per arrivare il prima possibile alla porta avversaria. Un concetto non così gettonato per il calcio italiano, almeno prima che il modello Atalanta iniziasse a prendere piede e a venire studiato anche fuori dai confini nazionali.
Quello costruito da Gasperini è oggi un modello per tanti allenatori. Che si tratti di allievi, di epigoni o di tecnici che lavorano davvero per riprodurre la filosofia di gioco della Dea, per il tecnico torinese si tratta di una soddisfazione che va al di là delle vittorie nelle singole partite o dei titoli in bacheca. Che comunque, come noto, creano consapevolezza dando sostanza alla mentalità.
L’Atalanta e il Grande Sogno: la Dea getta la maschera
È ancora presto per sapere se la stagione dell’Atalanta vivrà di un prima e di un dopo il 3-0 al Napoli, ma Gasperini di esperienza nel calcio ne ha tanta, ormai pure ad alti livelli. La conferma arriva dalla diversa natura delle risposte che il tecnico torinese ha dato prima e dopo la partita del Maradona alla più scomoda e inevitabile delle domande.
“L’Atalanta può vincere lo scudetto?”. Alla vigilia del test contro Conte Gasp aveva sfoderato un mix tra ironia, fastidio e noia. Dopo la prova di forza il sorriso si è trasformato in un’affermazione seria quanto orgogliosa: “Oggi abbiamo giocato contro la prima e fatto una grande partita. Queste gare sono una bilancia per noi”. Per la serie, e non potrebbe essere altrimenti visto l’avversario matato, “Non è vero, ma ci credo”.
Atalanta in volo: Gasperini e il retroscena sulla svolta
Lo scorso anno forse la Dea avrebbe fallito questo tipo di test, in uno stadio pieno di tifosi avversari e al cospetto di una squadra lanciatissima. Questione di conoscenza reciproca e di autostima cresciuta. Perché se prima di giocare la finale di Europa League contro il Bayer Leverkusen Gasperini aveva provato a esorcizzare la tensione sostenendo che il proprio ciclo non avesse bisogno del suggello di una coppa da mettere in bacheca, ora il bluff è caduto…
“Questa è una vittoria che nasce dalla consapevolezza acquisita anche in virtù dei risultati dell’anno scorso” ha ammesso il tecnico nel ventre del Maradona. Da Dublino a Napoli, quindi, e allora che il viaggio prosegua, con tante altre grandi città da mettere nel mirino. Quest’Atalanta non si nasconde più: “Lo spessore dell’anno scorso ci ha dato la sicurezza messa in chiara evidenza oggi” ha chiosato mastro Gasp. Vincere aiuta a vincere. E a sognare.