“Mi sento nei guai”: Mou non l’ha digerita affatto | Ennesima bordata: “È una battaglia che non posso vincere”
L’avventura in Turchia non ha cambiato l’indole di José Mourinho: il tecnico portoghese non si nasconde più e lancia un appello.
Già lontano dai primi posti in campionato e nel maxi-girone di Europa League. Il primo trimestre turco non è andato come José Mourinho e la dirigenza del Fenerbahçe si sarebbe aspettata. Eppure la tendenza riguardo allo Special One è sempre la stessa dei tempi del Tottenham e della Roma.
Dell’allenatore portoghese si continua a parlare, ormai a prescindere dai suoi risultati. Il merito è della forza mediatica che il tecnico, ma soprattutto l’uomo, ha saputo costruirsi negli anni, e magari anche della sua capacità di regalare titoli ogni qualvolta proferisce parola, virtù non da poco nel calcio moderno pieno di risposte stereotipate.
José andrà avanti così fino a quando proseguirà la sua carriera di allenatore. Del resto quelle che sono state le sue tattiche comunicative fin dagli esordi sono ormai note, così come è evidente come la sua strategia in fatto di comunicazione, da sempre affidata a professionisti del settore, sia cambiata nel corso degli anni.
C’è stata l’epoca del Mourinho “demagogo”, quello del “non sono un pirla”, volto a catturare da subito i favori dei propri tifosi. Poi quella dei tormentoni. Come dimenticare il “porqué” ripetuto allo sfinimento ai tempi del Real Madrid, per protestare contro un sistema, dagli arbitri alla Lega, che secondo la visione di Mou sfavoriva i Blancos.
Da Milan a Istanbul passando per Roma: José Mourinho e quell’eterno “nemico”
Ecco, la battaglia contro la classe arbitrale è stata forse l’unico leit motiv della carriera che non ha subito variazioni. Anzi, dalle “manette” di interista memoria gli show comportamentali e vocali contro i direttori di gara (e i loro superiori) sono stati sempre più frequenti. Conseguenza diretta, secondo i maliziosi, del fatto che negli ultimi anni José non abbia allenato squadre costruite per vincere.
Tottenham, ma soprattutto Roma e Fenerbahçe non disponevano e non dispongono degli organici più forti dei rispettivi campionati. Uno scenario quasi inedito per il tecnico portoghese, la cui ben nota strategia volta a distogliere l’attenzione da cosa non va sul campo l’ha portato a spremere la tematica arbitrale. A Roma come in Turchia sono bastati pochi mesi per meritarsi le prime espulsioni, che hanno però avuto un minimo comune denominatore a livello di location.
Lo Special One e l’incubo che ricorre: Mourinho è senza pace
Mai troppo amico neppure dei direttori di gara indigeni, lo Special One pare sempre più a disagio nel panorama internazionale. Proprio lo scenario delle coppe europee che lo ha fatto grande ora sembra respingerlo. E viceversa, se è vero che dopo il rosso subito in Europa League contro il Manchester United per proteste Mourinho, nel corso di un’intervista a Sky Sport UK, se n’è uscito con un’altra delle sue frasi ad effetto: “Sono stato eliminato dal Lilla al 94′ per un rigore che solo il Var ha visto. Anche contro il Manchester United sono stato espulso senza motivo. Quando gioco in Europa mi sento nei guai”.
Tradotto: non mi sento adeguatamente “protetto”, anche se poi José si è precipitato a precisare di non volere “trattamenti di favore. Se dovessi fare qualcosa di sbagliato, accetterei la punizione senza problemi”. Il gran finale è dedicato alla madre di tutte le recriminazioni della sua carriera europea: “In Europa ho perso una finale in una maniera che ancora non accetto” la chiara allusione a Roma-Siviglia 2022 di Europa League, ferita aperta per sempre per il popolo giallorosso. Eppure, salvo sorprese, la disfida con “il continente” proseguirà ancora a lungo: “Per i prossimi due anni nessuno mi porterà via dal Fenerbahçe – ha concluso Mou – poi mi piacerebbe tornare in Premier League”. Il tempo per provare a fare pace con la Uefa quindi non manca…