Di Gregorio: “Inter? Quando morì mio padre, a 13 anni…”. E su Galliani: “Una furbata”
Il portiere della Juventus si racconta tra lavoro e privato: il legame con i nerazzurri e quella “scommessa” con l’ex dirigente del Milan.
Il coraggio è una virtù endogena. Acquisirlo non è possibile, come ben ci è stato tramandato da Alessandro Manzoni e dal suo Don Abbondio. Vale per tutti i campi della vita, da quello privato a quello professionale, ma ci sono settori nei quali le circostanze possono aiutare a darsi un po’ di coraggio.
Il calcio e il calciomercato in particolare possono essere valide palestre a questo riguardo, soprattutto quando le circostanze mettono di fronte a scelte rischiose. In casa Juventus ne sanno qualcosa. Dopo il terremoto societario dell’autunno 2022 puntare sui giovani prodotti dell’Under 23 fu indispensabile, ma senza il coraggio di dare vita alla seconda squadra qualche anno prima quei frutti, tecnici ed economici, non sarebbero stati raccolti.
Non si può invece definire “coraggiosa” l’idea di lanciare come titolare in Serie A un portiere di 27 anni reduce da una gavetta fin troppo lunga, costituita da sette stagioni tra i professionisti all’insegna di un rendimento elevatissimo. Questa è la carta d’identità di Michele Di Gregorio, sul quale la Juventus ha puntato come erede di Wojciech Szczesny.
Chi conosceva le qualità dell’ex Monza non ha mai avuto dubbi, eppure qualche voce fuori dal coro non è mancata, dal momento che il prodotto del vivaio dell’Inter era a secco di esperienze in top club. I fatti hanno subito dato ragione a Cristiano Giuntoli e Thiago Motta, che pure possono contare su un 12° di valore assoluto come Mattia Perin.
Michele Di Gregorio a cuore aperto: una vita segnata dal dolore
Nei primi due mesi di vita in bianconero Di Gregorio non è stato troppo impegnato, ma in un’intervista a ‘La Repubblica’ ha comunque stilato un primo bilancio della propria nuova vita, dando un bel calcio a tanti, fastidiosi luoghi comuni del calcio. Come il tifo contro o la rivalità esacerbata tra grandi società.
DiGre è infatti passato dall’Inter al Monza dell’ex ad del Milan Adriano Galliani e da qui alla Juventus. Un bel modo per unire le tre grandi tradizionali del calcio italiano, all’insegna di una maturità che Michele ha dovuto sviluppare fin da piccolo, complice la perdita del padre vissuta a 13 anni. Un trauma superato anche grazie alla vicinanza dell’Inter.
Dal Monza alla Juventus fino alla nazionale: Di Gregorio e il retroscena su Galliani
“In nerazzurro sono arrivato che non avevo ancora 7 anni e sono andato via che ne avevo quasi 19 – ha rivelato Di Gregorio – Non porto rancore perché la società ha fatto per me qualcosa che non potrò mai dimenticare, standomi vicino quando persi mio padre a 13 anni”. Il capitolo Inter, nel cui vivaio Michele si è quindi forgiato anche come uomo, è quindi finito naturalmente. O quasi, come si evince dal retroscena raccontato riguardo il passaggio al Monza…
Dopo una stagione in prestito in Brianza dai nerazzurri, infatti, fu lo stesso Galliani a imporsi per strappare ai nerazzurri l’acquisto a titolo definitivo…: “Se ho reciso il legame con l’Inter è stato per una furbata di Galliani, che ha voluto l’obbligo di riscatto perché credeva tantissimo alla promozione del Monza”. Così è stato e il resto è storia di oggi, l’emozione per il trasferimento alla Juve, la prima chiamata in nazionale e la candida ammissione circa gli idoli d’infanzia: “Ho sempre ammirato più i giocatori che le squadre: Kakà e Abbiati, Zanetti e Julio Cesar, Buffon e Del Piero. Non ho mai capito perché si debba odiare uno solo perché è di un’altra squadra”. Firmato Di Gregorio, il portiere gentiluomo che sembra figlio di un altro calcio.