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“Ero morto”: Dimarco, confessione incredibile, fans sotto choc, non lo sapeva nessuno | E confessa: “Ora mi insulteranno”

Federico Dimarco - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Federico Dimarco – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

Idolo dei tifosi dell’Inter e tra i top europei nel ruolo, l’esterno si lascia andare: la rivelazione che sconvolge il mondo del calcio.

Crescere nella propria squadra del cuore già con l’etichetta del campioncino, non riuscire a conquistare quello che tutti gli addetti ai lavori avevano dato per scontato, ovvero la maglia da titolare in prima squadra ei n nazionale. Ma non smettere mai di lottare e alla fine meritarsi un posto al sole.

Questa è stata, in sintesi, la prima parte della carriera di Federico Dimarco. Colui che oggi è considerato unanimemente uno degli esterni sinistri più forti d’Europa non è più un bambino, calcisticamente parlando, ma ha la fame calcistica di un under appena affacciatosi nel mondo “dei grandi”.

Merito, o colpa, di una gavetta lunga e vissuta proprio malgrado, perché potendo Dima l’amata maglia nerazzurra se la sarebbe tenuta fin dalla Primavera e prima ancora dagli altri passaggi del settore giovanile, tra derby giocati all’ultimo sangue come fossero finali (anzi semifinali…) di Champions e sconfitte che, oggi come ieri, “mi fanno stare male tre giorni”.

Alla fine oggi Federico si trova dove era fin troppo facile immaginare potesse arrivare e pazienza se il percorso è stato accidentato. Arrivare in cima gradino per gradino può dare ancora più emozioni e soddisfazioni e permettere di voltarsi indietro senza rimpianti, ma anzi regalando qualche retroscena “clamoroso”, anche per i propri stessi tifosi.

Dal tifo in curva fino alla Champions: Dimarco, il predestinato dal cuore nerazzurro

Intervenuto al Bsmt, il podcast di Gianluca Gazzoli, Dimarco ha parlato di tutto, a partire dalla propria incrollabile fede interista, forgiata da bambino allo stadio e mai messa in discussione neppure quando dall’ambiente nerazzurro non si decidevano a dargli quell’occasione che sarebbe arrivata solo nel 2021, al termine dell’anno e mezzo di “specialistica” nel Verona di Ivan Juric. Una fede a prova di… idoli: “Sono l’ultimo dei predestinati. Devo tanto a quello che ho vissuto e imparato nel settore giovanile” ha ammesso Dimarco.

Inevitabile, infatti, che tra i punti di riferimento del giovane Federico ci siano i suoi illustri predecessori sulla fascia sinistra: “Da piccolo c’era Carlos (Roberto, ndr), ma mi piaceva anche Maxwell” ha confessato il mancino di Calvairate, riaccendendo così nei tifosi i ricordi dell’era del Triplete. Attenzione alle sorprese, però, perché nella playlist dei turbo di sinistra del cuore c’è spazio anche per un insospettabile..

Federico Dimarco Finale Champions - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Federico Dimarco Finale Champions – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

L’idolo che non ti aspetti e la confessione shock: Dimarco apre il cuore e spiazza tutti

“Ci sono giocatori che io stimo tantissimo – ha ammesso Dimarco – E tra questi ci metto anche Theo Hernandez. So che adesso mi insulteranno, ma io lo stimo”. Eccoti servita la sorpresa, ma è difficile immaginare che i tifosi dell’Inter se la possano prendere davvero con uno dei propri idoli per questa innocente “confessione”. Anche perché a stretto giro è arrivato un altro retroscena, questo sì da cuore nerazzurro vero, sulle partite più sentite e su una vera e propria crisi vissuta e superata dopo la partita delle partite.

“Forse sento troppo le partite, ma sto imparando a viverle meglio. Il brivido più grande è stato per l’ultimo derby, ma la delusione maggiore è stata dopo la finale Champions persa con il City”. Tra l’ammissione delle difficoltà vissute in quella stagione (“Quell’anno abbiamo avuto momenti difficili, ma dirsi le cose in faccia ci ha portato a Istanbul”) e l’incredulità per aver giocato alla pari con lo squadrone di Guardiola, ecco spiegato come da quella notte sia partita la cavalcata scudetto: “Finita la partita ero deluso, anzi ero proprio morto, perché tutti pensavano che avremmo preso quattro gol e invece ce la siamo giocata alla pari”. Quella notte turca è stata stregata: “Non era il nostro momento” ha concluso Dimarco, con la serenità di chi sa che, dopo tanta gavetta, sognare una seconda opportunità è possibile.