“Sono dei cialtroni”: le bordate di Sabatini infiammano i romanisti, tranne una | “È un egoista”
L’ex direttore sportivo della Roma a cuore aperto tra passato e presente del club giallorosso: le sue parole spaccano la tifoseria.
Tre vite nel calcio, ma senza lasciare tracce profonde in due di esse, e almeno… un paio come uomo. Walter Sabatini è uno dei personaggi più contraddittori, ma anche più amati, tra coloro che hanno popolato lo sport della pedata negli ultimi 50 anni.
A sei mesi dal compleanno numero 70 l’ex giocatore e direttore sportivo della Roma ha fatto ancora una volta sensazione attraverso le dichiarazioni rilasciate nel corso di una lunga intervista al ‘Corriere della Sera’, tra il dramma della propria malattia e un’indole al vetriolo che non si smentisce.
Sabatini ha avuto, ha e avrà per sempre il calcio nel sangue, grazie a un talento naturale che è tuttavia emerso in pieno solo durante la sua… terza carriera, quella da dirigente, dopo non aver lasciato il segno da attaccante prima, complice i tanti infortuni subiti, e da allenatore poi.
Il ditirambico direttore sportivo e scopritore di talenti ha legato il proprio nome soprattutto a Lazio e Roma, oltre che ad Arezzo e Salernitana, esperienze in apertura e chiusura di carriera, ma è indubbio come il suo cuore sia soprattutto giallorosso. Per le soddisfazioni che è riuscito a togliersi durante quell’intensissimo quinquennio 2011-2016, ma non solo.
Walter Sabatini, il duro affondo di chi ha la Roma nel cuore
A unire Sabatini alla Roma è quel modo passionale di vivere il calcio che lo vede così simile ai tifosi giallorossi, con i quali l’ormai ex dirigente continua a soffrire ora che la Magica è per lui solo una questione di fede. E di sofferenza, complice le mancate soddisfazioni degli anni recenti. Quelli della gestione Friedkin, verso i quali Sabatini non è stato tenero.
“Questi americani della Roma sono dei cialtroni, gente che non ha capito la città e il senso del possesso che ha la gente verso la squadra” il duro affondo di Sabatini, che con un’altra proprietà americana, quella di James Pallotta, ha lavorato a lungo alla Roma. Poi, le carezze ai tifosi: “Una tifoseria come quella della Roma la devi conoscere, non puoi fingere che non esista, perché il Romanismo è un sentimento troppo potente, è una malattia”. Parole che hanno unito il popolo giallorosso in un abbraccio a distanza a Sabatini, assai divisivo invece su un altro argomento.
Sabatini e il retroscena sull’idolo dei tifosi: il popolo giallorosso si divide
Il calciatore simbolo del quinquennio vissuto dal dirigente umbro alla Roma è stato infatti Francesco Totti, che proprio in quel periodo ha vissuto la parte conclusiva e più sofferta della carriera, complice il difficile rapporto con l’allora allenatore Luciano Spalletti, culminato con il ritiro avvenuto nel 2017. Sabatini ha dato un quadro crudo, ma come sempre sincero, del rapporto tra Totti e l’universo Roma: “Francesco è stato egoista, ma non poteva non essere così. A Roma è stato un prigioniero, già a 17 anni non poteva uscire di casa: l’isteria che ho visto verso di lui l’ha pagata con la solitudine, anche oggi è un ragazzo solo”.
Concetti che hanno spaccato, sui social e non solo, il pianeta giallorosso, che ha trovato nelle parole di Sabatini anche una risposta all’eterna domanda sul possibile ritorno di Totti come dirigente dopo la prima, non fortunata parentesi: “Totti merita di essere un dirigente – ha concluso Sabatini – Non come Ibra, troppo generico: devono affidargli il comparto sportivo”. Parole a metà tra un consiglio, da tifoso e da amico, di Francesco e del popolo romanista, e una speranza.