Home » Furibondi da giorni, Lazio, il Douglas-gate non passa: Var e Avar e Avatar, ma non sono i soli

Furibondi da giorni, Lazio, il Douglas-gate non passa: Var e Avar e Avatar, ma non sono i soli

Juventus-Lazio - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Juventus-Lazio – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

I giorni passano, ma lo sconcerto per le modalità del ko contro la Juventus resta: nuovi dettagli, ambiente biancoceleste sotto shock.

Terza sconfitta in otto partite di campionato, ma seconda con parecchie recriminazioni. La Lazio è tornata da casa Juventus con una certezza, che rafforza l’autostima del gruppo e di Baroni, pur senza cancellare l’amarezza: l’unica partita davvero sbagliata in stagione è stata la trasferta di Udine.

Il contatore dei match lontano dall’Olimpico inizia a preoccupare, con tre ko in cinque gare Europa League compresa, ma a tirare su il morale al tecnico biancoceleste e a tutta la società è la qualità delle prestazioni offerte. Questa volta il viaggio a Torino non è stato lieto come quello di un mese fa contro i granata, ma al cospetto di una squadra costruita per primeggiare come la Juventus la Lazio ha retto il colpo.

Come a Firenze, semmai, a livelli di guardia c’è la rabbia per alcune decisioni arbitrali che, se non indirizzato, hanno condizionato l’andamento della partita. In realtà l’elenco degli episodi su cui la Lazio può recriminare nei primi due mesi di campionato sarebbe più lungo. Si pensi a Udine o al match interno contro il Milan.

In terra friulana la controversa azione del gol partita dei bianconeri, con l’assistente che sbandiera il fuorigioco di Payero “bloccando” di fatto l’intera difesa laziale, è derubricabile alla voce ingenuità dei giocatori di Baroni, mentre contro il Milan e la stessa Fiorentina il popolo biancoceleste era insorto per un paio di rigori non dati.

Lazio-arbitri, inizio di stagione da incubo: a Formello è rabbia collettiva

Alla fine tutti gli episodi, compreso quello di Udine, sono però riconducibili al due macro concetti: il vasto campo di interpretazione dell’arbitro e quello di applicabilità del Var. Il direttore sportivo Angelo Fabiani ne ha parlato in termini anche discretamente pacati, ma fermi, al termine del match contro la Juventus, prendendo spunto dal colpo inferto da Douglas Luiz a Patric poco prima della sfortunata azione che ha deciso la partita.

L’ironia del dirigente biancoceleste (“Cosa ci stanno a far Var e Avar se devono stare silenti? Mettessero pure l’Avatar…”) è stata fatta propria da tutti i tifosi della Lazio che, da Torino o da casa, hanno assistito ad un’altra prestazione di sostanza della squadra, macchiata però da un paio di episodi sfortunati. Oltre all’azione incriminata di cui sopra, l’espulsione di Romagnoli, da regolamento, ha segnato il match.

Angelo Fabiani - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Angelo Fabiani – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

Lazio, i retroscena della serata-shock di Torino: al danno si aggiunge la beffa

Si è trattato, di fatto, dell’unico momento nel quale la difesa della Lazio si è fatta trovare impreparata di fronte agli attacchi della Juventus, avversario che si è confermato ancora una volta fatale per l’Aquila, dopo l’eliminazione in semifinale di Coppa Italia della scorsa stagione e le tante delusioni recenti in campionato. Peraltro la rabbia dei tifosi, di Fabiani e dello stesso presidente Lotito, esplosa nelle ore successive alla partita, è stata acuita da quanto successo nel post-gara.

Oltre alle scuse che, secondo quanto riportato da Il Corriere dello Sport, Douglas Luiz avrebbe rivolto a Patric alla fine della partita, per una sorta di ammissione di colpa, la puntata di ‘Open Var’ trasmessa da Dazn durante la quale sono stati resi noti i dialoghi tra Var, Avar e l’arbitro Sacchi hanno aumentato la perplessità. Dopo la segnalazione dell’assistente del direttore di gara, in sala Var l’episodio è stato liquidato come “poca roba”, nella convinzione che evidentemente Patric avesse accentuato il colpo subito. Oltre al danno, la beffa per Baroni e per la squadra, alle prese con un’altra partita esterna nella quale è stato raccolto meno di quanto seminato.