Caso Sinner doping, il Tribunale lo ammette: i fatti dicono questo | La sentenza fa ancora discutere
Il numero 1 del mondo continua a giocare e vincere, ma le polemiche sul polverone doping non si spengono: arriva una voce ufficiale.
Vinci… che ti passa. Jannik Sinner ha vissuto un 2024 da sogno, che lo ha già collocato nella storia del tennis. Titoli in serie, tra i quali due Slam, scalpi illustri, come quello di Novak Djokovic, sconfitto due volte in pochi giorni tra Shanghai e Riad, e la testa del ranking ATP, sicura almeno fino all’inizio del 2025.
Sono appena 18 i giocatori nella storia, da quando le classifiche sono computerizzate, ad aver festeggiato l’arrivo del nuovo anno con addosso la “medaglia” del numero 1. Peccato che tutti questi dati e i record già battuti non siano sufficienti per scorgere sul volto di Jannik quel sorriso che sarebbe lecito aspettarsi.
Questione di carattere, ma non solo, dal momento che da oltre sette mesi l’altoatesino convive con quella che è molto più di una spada di Damocle. Il riferimento è ovviamente alla vicenda doping e a quella controversa positività al Clostebol che risale al torneo di Indian Wells dello scorso marzo dai contorni ancora non definiti.
O meglio, per l’ITIA, l’International Tennis Integrity Agency, la vicenda sarebbe già chiusa, con l’assoluzione del giocatore ritenuto “non colpevole e non negligente” dal momento che la sostanza sarebbe arrivata nel suo corpo a causa di un massaggio compiuto dal fisioterapista che aveva a propria volta assunto una pomata contenente Clostebol per curare la ferita ad un dito.
Sinner, la lunga attesa per la sentenza sul caso doping e il tribunale dei social
Come noto, tuttavia, la Wada è di parere diverso, avendo presentato a fine settembre, appena entro i limiti, ricorso avverso all’assoluzione. La sentenza è prevista solo a 2025 inoltrato, pertanto Jannik dovrà affrontare la prima parte di stagione con l’incubo di una possibile, lunga squalifica.
Come spesso accade in casi del genere, l’opinione pubblica è spaccata. Tifosi e addetti ai lavori italiani sono schierati compatti dalla parte di Jannik, all’estero invece si registra un po’ di prudenza in più, in particolare da alcuni colleghi. Voce imparziale è quella dei tribunali, per questo la stessa Itia ha sentito la necessità di precisare le modalità che hanno portato all’assoluzione di Sinner, volendo sgombrare il campo da un fastidioso “sospetto”.
Caso Sinner, i sospetti stanno a zero: il Tribunale alza la voce
Attraverso un comunicato del Ceo Karen Moorhouse pubblicato sul sito ufficiale l’’agenzia antidoping del tennis ha precisato come non ci sia stato alcun trattamento di favore per Jannik: “Il processo è definito dal Codice mondiale antidoping – si legge – Il modo in cui gestiamo i casi non cambia, indipendentemente dal profilo del giocatore coinvolto”. Poi, entrando nello specifico: “Nel caso di Sinner comprendiamo che l’attenzione è rivolta all’interpretazione e all’applicazione delle regole quando si determina quale sia, se presente, il livello di colpa applicabile al giocatore, piuttosto che all’indagine”.
Come dire: la vicenda è delicata e richiede che il numero 1 del mondo e l’ultimo tennista del ranking vengano trattati allo stesso modo. Specificazione scontata, ma doverosa, sebbene il caso di un altro tennista italiano, il molto meno noto Marco Bortolotti, assolto nel in circostanze analoghe, sarebbe già sufficiente a far naufragare qualunque sospetto. Purtroppo, però, questi continueranno a sgorgare dal tribunale dei social, e non solo. In attesa dell’ultima verità, Jannik continua a vincere…