Paperoni in Serie A, ma ne vale la pena o no? Numeri impietosi per questi club, casse in lacrime e zeru tituli
Per vincere scudetti e coppe bisogna spendere, ma soprattutto farlo bene: la classifica dei monte ingaggi fa piangere due tifoserie.
“Se non spendi, non vinci”. Non si tratta della parafrasi di un celebre spot di un concorso a premi che andava per la maggiore negli anni ’80, bensì della, per certi versi, amara constatazione di ciò che bisogna fare per avere successo nello sport professionistico.
Il calcio in primo luogo, ma non solo, perché anche chi ha a cuore altre discipline non può che confermare l’assunto. A vincere scudetti e coppe, in patria e non solo, sono quasi sempre i “Paperoni”, ovvero chi sta ai primi posti nelle classifiche del denaro investito, che sia in cartellini o in ingaggi.
In verità i dati sul costo del lavoro della Serie A, come riporta ‘Il Corriere dello Sport’, sono in leggera, ma continua, diminuzione dal 2020, l’anno dello scoppio della pandemia di Coronavirus che ha obbligato le società a ridimensionarsi, pena il rischio incombente di default. La voce continua però a incidere per l’85% sui fatturati dei club italiani.
È comunque un fatto che l’albo d’oro recente del campionato possa essere letto anche attraverso la classifica degli stipendi delle singole squadre. Non fa eccezione il 2024, che ha registrato un sorpasso storico. Per la prima volta dal 2012-’13, infatti, la Juventus ha ceduto lo scettro della società più “spendacciona” a livello di ingaggi.
Inter, il sorpasso sulla Juventus è storico: prima volta dal 2012
Il primato, ça va sans dire, appartiene ora ai campioni d’Italia dell’Inter, con 142 milioni al lordo contro i 114 dei bianconeri. Il sorpasso è diventato realtà in virtù delle politiche opposte seguite durante l’ultimo mercato estivo. La Juventus ha speso tanto per i cartellini, tagliando i super ingaggi retaggio dell’età dell’oro dei 9 scudetti consecutivi. Al contrario l’Inter ha innervato l’organico scudettato investendo quasi esclusivamente sugli ingaggi di parametri zero di valore internazionale come Taremi e Zielinski.
Ecco quindi spiegato lo switch alle cifre attuali, molto diverse rispetto a quelle di 12 mesi fa, quando la Juve si attestava sui 151 milioni e l’Inter sui 109. Tutto torna, quindi: se non spendi non vinci, perché la Juventus ha dettato legge in Italia nei nove anni di dominio e pure ora a trionfare è la squadra che investe di più negli stipendi.
L’eccezione che conferma la regola: tanta spesa, pochi titoli. Due top club al bivio
La storia del campionato 2024-’25 dirà se i nerazzurri ribadiranno la validità dell’assunto o se si registrerà un’inversione di tendenza, ma a far riflettere sono soprattutto le posizioni di rincalzo alle prime. Per il campionato in corso, infatti, a completare il podio c’è il Milan, davanti alla Roma. Anche qui si è registrato un sorpasso, dal momento che nel 2023 le posizioni erano invertite. Peccato che, in entrambi i casi, il palmares continui a essere desolatamente vuoto, o quasi.
Al netto della vittoria dello scudetto da parte del Milan nel 2022 e della Conference alzata dalla Roma nello stesso anno, infatti, ai massicci investimenti effettuati, in questo caso sia in termini di cartellini, che di stipendi, non corrispondono risultati all’altezza. Il concetto vale soprattutto per i giallorossi, che sotto la gestione Friedkin non sono ancora neppure riusciti a partecipare una volta alla Champions League. Lo slogan potrebbe quindi essere modificato in un più efficace “Se non spendi bene, non vinci”. Paperon de’ Paperoni insegna: avere soldi non basta, per sorridere bisogna possedere anche senso degli affari…