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“Ci sono rimasti solo i ricordi”: dietro i sorrisi, solo amarezza | Non si vince più: i tifosi sono esausti

Curva-tifosi-Foto-Lapresse-Ilgiornaledellosport.net
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Vincere è davvero l’unica cosa che conta nel calcio? Sì se il successo manca da troppi anni: la tifoseria più delusa aspetta ancora.

Il tempo che passa può ingiallire le foto, quelle scattate con le vecchie macchine fotografiche, prima che i cellulari mandassero in pensione anche loro. Ma non i ricordi. E le emozioni ad esse collegate. Nello sport, come nella vita, scorre tutto troppo velocemente e la frenetica quotidianità impedisce di soffermarsi a pensare a ciò che è stato.

Meglio così, in alcuni casi, perché la nostalgia può anche diventare insopportabile. Ripensare a quando si era più giovani e spensierati, e magari attorniati anche da persone che non ci sono più, può stringere il cuore. Perché, si sa, la felicità è un venticello che non sai quando arriva e che può durare così poco che quasi non si riesce a godersela.

In ambito sportivo il confine tra felicità e rimpianto è sottilissimo. Giocare una finale regala emozioni uniche i giorni precedenti all’evento e nell’immediata vigilia, nel tunnel che immette al campo. Poi si deve pensare solo a vincerla, quella partita, perché all’interno di un percorso è l’unica nella quale a contare è solo l’esito e non la cifra del gioco.

Due ore dopo il fischio d’inizio, in base al risultato finale, tutto ciò che si è provato prima del via quasi non lo si ricorda più, spazzato via dalla massima euforia per aver raggiunto un traguardo che si aveva anche paura di sognare, o dalla frustrazione per averlo sfiorato, senza sapere se ricapiterà un’altra occasione.

L’Italia e la “maledizione” Mondiale: 10 anni fa l’ultima partecipazione

Un concetto che vale tanto per i club, quanto per le nazionali. Con alcuni distinguo importanti, perché le squadre più forti potrebbero avere anche un’occasione all’anno per giocare finali indimenticabili, mentre a chi rappresenta il proprio paese questa fortuna può capitare anche una sola volta in carriera. Carpe diem, quindi. Ne sa qualcosa la nazionale italiana di calcio, che dopo i due titoli consecutivi 1934-1938 è riuscita a salire sul tetto del mondo solo due volte negli 80 anni successivi.

Anche per questo tutti, pure chi non era nato, ricorda a memoria rose e formazioni degli anni di grazia 1982 e 2006. Gruppi formati da campioni senza tempo, le cui gesta oggi sono ancora più rimpiante in un’epoca così buia per la nazionale azzurra. E anche per questo chi nel 2006 non c’era o era troppo giovane per ricordare non può che nutrire una sana… rabbia. La realtà è infatti che una fetta di ragazzi di oggi non ha mai visto l’Italia partecipare ad un Mondiale, risalendo l’ultima apparizione al 2014 prima delle due, clamorose mancate partecipazioni del 2018 e del 2022.

Italia Mondiale 2006 - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Italia Mondiale 2006 – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

Amarcord azzurro: a Viareggio festa a sorpresa per i campioni 2006

La speranza è di tornare protagonisti nel 2026, e non solo perché la formula con 36 partecipanti rende… difficile non qualificarsi, fatto sta che per quella data saranno già passati 20 anni dall’ultimo trionfo. Mercoledì 9 ottobre a Viareggio si è svolta una festa a sorpresa per ricordare la vittoria dell’Italia a Germania 2006. Ad organizzarla è stato Davide Lippi, figlio del ct Marcello. Quasi tutti i campioni del mondo hanno risposto all’invito: erano presenti 19 dei 23 convocati, ad eccezione di Camoranesi, Grosso, Iaquinta e Nesta. Da Del Piero a De Rossi, da Totti a Toni, da capitan Cannavaro a Buffon, con l’allora capo delegazione Giancarlo Abete e pure qualche membro dello staff di Lippi, da Ciro Ferrara a Ivano Bordon. Il tutto condito dalla colonna sonora speciale di Renato Zero e dalla cucina dell’executive chef pluristellato Giuseppe Mancino.

Tanti di quei ragazzi sono rimasti nell’ambiente e pazienza se i fisici non sono più quelli di una volta. Diciotto anni non si regalano a nessuno, neppure se si è stati atleti di altissimo livello. Toccante la commozione di Lippi, che una volta entrato nella sala dell’Hotel Principe non ha trattenuto le lacrime per gli applausi dei propri ragazzi. La serata è scivolata via tra ricordi e risate, con poco spazio per le delusioni dell’attualità, tra l’esonero di De Rossi dalla Roma e di Amelia dall’Olbia, le difficoltà di Gilardino al Genoa o l’attesa di Cannavaro per una chiamata in panchina. I rimpianti è giusto lasciarli a quei tifosi che aspettano ancora di palpitare almeno una volta per l’Italia al Mondiale…