“Una Serie A alla Thatcher”: parte la richiesta ufficiale | Contro gli Ultras via alla manovra più restrittiva di sempre
I retroscena circa l’abuso di potere dei capi ultras di Inter e Milan sugli affari dei club impongono una svolta: istituzioni pronte ad agire.
Le mani del tifo organizzato sulla gestione interna di due delle società calcistiche italiane più importanti e conosciute in campo internazionale. È questo l’inquietante scenario che emerge dall’inchiesta “Doppia curva” condotta dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza coordinate dalla Procura antimafia di Milano. Inter e Milan sono così finite sulle pagine dei quotidiani sportivi e non di mezza Europa, ma non per motivi calcistici.
L’inchiesta ha evidenziato come ad esercitare un abuso di potere nell’organizzazione dei due club fossero alcune delle figure principali del tifo organizzato di Inter e Milan, finite in manette con accuse pesantissime: associazione a delinquere è quella condivisa tra i capi della Curva Nord dell’Inter e della Sud, cuore del tifo rossonero. Per alcuni dei sostenitori nerazzurri la situazione è aggravata dal metodo mafioso e dalle infiltrazioni della ‘ndrangheta nonché dalle accuse di estorsione e pestaggi.
La quasi totalità delle attività commerciali che si svolgono all’interno dello stadio non sfuggiva agli occhi degli ultras. Dal bagarinaggio sui biglietti delle partite alla gestione abusiva dei parcheggi del Meazza, aspetto che ha coinvolto nell’inchiesta anche politici milanesi di spicco, fino alla vendita di bibite, cibo e gadget fuori e dentro lo stadio. Il tutto condito con estorsioni, intimidazioni e violenze volte a mantenere il predominio su un giro d’affari milionario e che doveva essere spartito equamente tra i capi ultras delle curve delle milanesi.
Già, perché fin dagli anni ’80 le curve di Inter e Milano hanno stipulato quello che era noto come un “patto di non belligeranza”. Ovvero: rivali acerrimi sul campo, ma divieto assoluto di inscenare incidenti, fuori e dentro l’impianto. Ora è emersa l’altra faccia della medaglia del “patto”. Quella più cupa, resa possibile anche dai rapporti che gli ultras mantenevano con i vertici societari e in qualche caso anche con allenatori e giocatori.
Caos ultras: il calcio e la politica dicono basta alle intimidazioni a dirigenti e giocatori
Lo spaccato diventato pubblico grazie alle intercettazioni telefoniche ha testimoniato contatti tra i leaders del tifo interista e Simone Inzaghi, ma anche Milan Skriniar, il vice presidente Zanetti e il grande ex Marco Materazzi. O tra i “colleghi” milanisti e Davide Calabria. Contatti all’insegna di ingerenze e vere e proprie intimidazioni sulla distribuzione dei biglietti. Allo stato attuale i club non rischiano nulla e lo stesso vale per i dirigenti, che non sono iscritti nel registro degli indagati, ma che dovranno dimostrare al più presto di aver tagliato tutti i contatti con gli ultras, pena il rischio di commissariamento dei due club.
L’accaduto è ovviamente diventato tema d’attualità anche ai piani alti del governo calcistico italiano, nonché della politica. Quello dei rapporti troppo stretti tra curve e società e giocatori è un tema non nuovo, ma il sopraggiungere di comportamenti malavitosi impone di dire basta. Il grido d’allarme e una proposta concreta per “bonificare” le curve degli stadi italiani e aiutare le società ad uscire da questa sorta di sudditanza sono arrivati dall’amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, intervenuto sul tema a margine del Simposio della Fondazione Roma.
Stop al tifo violento, è ora di agire: i dettagli della riforma allo studio
“Dobbiamo approfittare di ciò che è venuto alla luce per muoverci al fine di avere uno stadio finalmente ‘libero’” le parole di De Siervo, che ha poi fatto accenno alla famosa ‘riforma Thatcher’, quella che a cavallo tra anni ’80 e 90 è riuscita a debellare dal calcio inglese la piaga degli ultras, che tanti incidenti e anche tragedie aveva provocato a livello locale e internazionale.
“Gli stadi devono tornare a essere un luogo sicuro e a totale disposizione delle famiglie” ha aggiunto De Siervo, prima di svelare in anteprima il cuore dell’auspicata riforma: “Stiamo lavorando con la politica per rendere possibile entro un anno il riconoscimento facciale. Vogliamo fare in modo che una postazione allo stadio e il relativo numero di biglietto con nome e cognome vengano associati ad un volto. Le immagini saranno poi solo a disposizione della polizia, ma in caso di atti violenti o illegali la stessa potrà fare in modo che che queste persone non entrino più negli stadi”. Ad oggi una speranza, alla quale si aggrappa la parte “buona” del tifo italiano, che punta a tornare a popolare gli impianti in tutta tranquillità.