“Vogliono farmela vendere”: Lotito non ci sta, e non arretra di un centimetro I “Contestazioni? Non c’entra nulla il calcio”
Il nuovo corso targato Baroni fa sognare l’ambiente, ma i difficili rapporti tra tifosi e presidente restano all’ordine del giorno.
Propositiva e di chiaro stampo offensivo, la nuova Lazio sembra già aver conquistato il cuore dei tifosi. Un’”impresa” tutt’altro che facile, considerando che in estate in casa biancoceleste si è chiuso un ciclo attraverso la cessione di alcuni dei giocatori più rappresentativi e amati, simboli delle ultime stagioni.
Senza il bomber, capitano e bandiera Ciro Immobile, senza Luis Alberto e Felipe Anderson c’era da ricostruire totalmente la fase offensiva, ma soprattutto da trovare nuovi giocatori nei quali la tifoseria potesse riconoscersi. La promozione a capitano di Mattia Zaccagni, unico superstite dell’attacco insieme a Gustav Isaksen, è stato il primo, intelligente passo compiuto da Marco Baroni.
Il tecnico fiorentino c’ha però messo anche tanto lavoro fin dai primi giorni di ritiro, animato dalla forte motivazione di sfruttare al massimo la prima occasione di allenare un top club avuta in carriera. A 61 anni e dopo un lungo percorso da tecnico passato dalla Primavera della Juventus fino al miracolo salvezza con il Verona, senza dimenticare promozione e salvezza con il Lecce, Baroni sembra essere già riuscito a plasmare la rosa a piacimento.
Uno dei segreti della Lazio potrebbe essere quello di non avere obiettivi, di pensare partita per partita e provare a fare il meglio possibile sui tre fronti in cui Castellanos e compagni saranno impegnati. Non entrare in Champions non sarebbe certo un dramma, anche perché l’età media del gruppo in estate è stata abbassata sensibilmente e questo promette di essere il primo anno di un nuovo ciclo.
La Lazio vola, ma Lotito non molla la presa: messaggio ai tifosi
La scelta di schierare quattro attaccanti in campo insieme dall’inizio poteva sembrare azzardata, invece sta producendo risultati importanti anche in trasferta, costringendo le squadre avversarie a difendersi lasciando l’iniziativa ad una formazione che sa palleggiare così come cercare la profondità. L’entusiasmo che si respira attorno alla nuova Lazio non si è però trasferito per osmosi in società.
Il rapporto tra i tifosi biancocelesti più caldi e il presidente Claudio Lotito, infatti, è stato e resta conflittuale. Il ricordo della forte contestazione del giugno scorso, dovuta proprio al timore di smobilitazione legato ai tanti addii illustri, è ancora fresca nella mente di Lotito che tuttavia prosegue dritto per la propria strada, come d’abitudine. Una strada che non prevede rapporti di nessun tipo con gli ultras, tema molto attuale negli ultimi giorni e che il presidente biancoceleste ha affrontato in una lunga intervista a ‘Il Messaggero’.
Lotito e il tifo violento: l’appello alle istituzioni
“Non voglio fare il bello, specialmente in questo momento, ma io sono stato il primo ad assumere una posizione molto chiara nel rapporto con i tifosi. Fra consenso e legalità ho scelto la legalità, con le conseguenze che ne sono derivate per la sicurezza personale e della mia famiglia”. Una “scelta di campo”, come ha detto lo stesso Lotito, che forse oggi impedisce a tutto l’ambiente di vivere al meglio l’inizio di questo nuovo ciclo, ma che ha soprattutto portato conseguenze nella vita quotidiana del presidente.
“Ancora oggi vivo con la scorta, ricevo minacce telefoniche, cortei e cori contro, volantini con la mia tomba e le candele. Io però tengo il punto e non mi piego” ha aggiunto Lotito, tornato poi proprio sui fatti di giugno, volti secondo il suo pensiero a spingerlo a cedere il club. Uno scenario che non è e non sarà nei piani del presidente, al vertice della Lazio da 20 anni: “Sono tutte scuse per costringermi a vendere perché io non ho mai ceduto a nessun privilegio. Il mercato non c’entra nulla”. Infine un appello alle istituzioni per tagliare i rapporti tra tifo delinquente e società: “Lo Stato deve prendere dei provvedimenti normativi affinché il calcio non diventi ostaggio di associazioni criminali che utilizzano questo sport e altri per fini che non sono sportivi”.