Inter stravolta: ora Inzaghi non guarda in faccia a nessuno | Tutti in discussione, zero alibi e zero titolari
Il primo derby perso dopo due anni ha aperto una crisi inattesa in casa nerazzurra, ma il mister sembra aver già trovato l’antidoto.
“Chi vince festeggia, chi perde spiega”. Neppure chi questo aforisma l’ha ideato, Julio Velasco, poteva immaginare che la sua applicabilità nel campo dello sport sarebbe stata tanto fortunata. Di tempo da quella primogenitura ne è passato, ma la massima del ct fresco campione olimpico è sempre attuale.
Non solo, perché in aumento è anche il numero dei club nei quali quelle sei paroline trovano piena dimostrazione. L’ultimo “ingresso” è quello dei campioni d’Italia in carica, i cui tifosi non possono certo fare festa e non tanto nel ricordo della breve e tutt’altro che memorabile esperienza da dirigente che Velasco ha avuto all’Inter ad inizio millennio.
Inutile dire che i tifosi nerazzurri non avrebbero potuto immaginare tutto questo appena quattro mesi dopo la festa per il 20° scudetto, ma si sa che, per restare in tema di slogan, “restare in alto è più difficile che arrivarci”. I numeri comunque non mentono e il ko nel derby ha costretto Simone Inzaghi ad assumere provvedimenti inattesi quanto drastici.
In primo luogo il tecnico piacentino è stato chiamato, appunto, a spiegare le ragioni del peggior inizio di campionato della propria gestione. O almeno a cercare di farlo, dal momento che non è facile individuare le vere cause di quello che sembra un male oscuro e non certo di natura tecnica. Fatto sta che la conferenza stampa post-derby ha lasciato il segno.
Inzaghi e l’allarme del post-derby: scattano i primi provvedimenti
Inzaghi non è solito pronunciare frasi-shock e in generale non è il classico allenatore che… regala titoli ai giornalisti. Ci voleva il primo derby perso dopo sei vittorie di fila per rompere la tradizione: “Non siamo mai stati squadra a differenza di quanto abbiamo fatto da tre anni ad oggi. Eravamo vuoti di testa” il Simone pensiero. Parole da interpretare: pungolo alla squadra o vero e proprio sos?
Il tempo rappresenterà il miglior alleato, perché permetterà ai big, Lautaro in testa, di ritrovare la miglior condizione e all’allenatore di comprendere la migliore strategia da attuare in una stagione nella quale l’Inter è chiamata a gestire il doppio fronte campionato-Champions League senza fare scelte. Nell’immediato il primo provvedimento corrisponde a una parola che gli allenatori sono soliti utilizzare con parsimonia: turnover.
La nuova regola si chiama turnover: svolta l’Inter, alla Pinetina cambia tutto
Non che Inzaghi non l’abbia già messo in pratica, vedi le sorprendenti scelte di Manchester, effettuate però anche in chiave derby. La sensazione, tuttavia, è che quella che è parsa una scelta occasionale sia destinata a trasformarsi in regola. Ovvero: il posto fisso non esiste più per nessuno, senza eccezioni, sia che il calendario presenti big match, sia che si debbano affrontare le piccole.
A dettare le formazioni dovranno essere gli allenamenti quotidiani e gli stati di forma psicofisici del momento. Udine è già stata una prima dimostrazione, con la panchina di Mkhitaryan, uno dei simboli dell’appannamento nerazzurro. Da Sommer ad Acerbi, da Calhanoglu a Thuram, Inzaghi d’ora in poi terrà tutti sulla corda. Per fare in modo che vincere, e non spiegare, torni ad essere la regola…