“Penso solo a vincere”, Juric, sale il peso delle sue parole: dopo le prime uscite, ancor di più | E ora c’è chi rischia a Trigoria
L’ambientamento è già finito: il tecnico croato ha già preso le misure alla rosa giallorossa ed è pronto a prendere le prime decisioni.
C’è uno strano filo rosso che unisce Lazio e Roma da inizio stagione e che va oltre le classifiche che hanno visto curiosamente biancocelesti e giallorossi concludere gli ultimi campionati a stretto contatto, ad eccezione della Serie A 2022-’23, quella dell’exploit della Lazio di Sarri seconda alle spalle del Napoli.
Lo scorso anno la Roma è riuscita a sopravanzare i cugini per la prima volta dopo cinque anni, ma la sesta e la settima piazza finale non hanno certo soddisfatto le aspettative delle tifoserie e delle due società. Fatto sta che nell’annata appena iniziata Roma e Lazio condividono l’avventura in Europa League e sono le uniche rappresentati tricolori nella competizione che l’Atalanta ha riportato in Italia 25 anni dopo il trionfo del Parma.
Il sogno del primo derby della Capitale in campo europeo è ancora lontano e per alimentarlo servirà anche il contributo dei due allenatori, accomunati dallo status di rookie. Con l’esonero di Daniele De Rossi, infatti, anche la Roma ha deciso di affidare le proprie sorti in campo continentale ad un tecnico a secco di esperienza europea come allenatore.
Ivan Juric come Marco Baroni e ad unire i due deb c’è anche la carica di entusiasmo con la quale hanno approcciato le rispettive avventure. Di diverso c’è stato il risultato, ma oltre alla diversa caratura degli avversari va osservato come l’allenatore della Lazio abbia avuto tutto il tempo per prepararsi all’”evento”, mentre il croato ex Torino si è trovato catapultato in una dimensione inedita quasi da un giorno all’altro.
La Roma e una stagione in salita: prime spine per Juric
Il tempo per debuttare, bene, contro l’Udinese ed ecco che è stato già tempo di ribalta europea all’Olimpico contro l’Athletic Bilbao. Un avversario che si è rivelato scorbutico, ma chissà che esordire contro la squadra della città nella quale si giocherà la finale non porti bene alla Roma, reduce da tre annate da protagonista assoluta in campo europeo.
“Di certo posso dire che la nostra rosa è molto forte” le parole pronunciate da Juric alla vigilia della sfida contro i baschi, curiosamente simili a quelle pronunciate da Baroni dopo la netta vittoria di Amburgo contro la Dinamo Kiev. Il campo ha però dato responsi diversi per le due romane, fornendo ai due tecnici indicazioni da non trascurare in vista del proseguimento della stagione.
Roma, Juric prende le prime decisioni: nessuno è al sicuro
A differenza del collega, infatti, Juric non si è affidato al turnover per la prima in Europa. O almeno non in avvio. Il problema è che dopo un buon primo tempo, giocato anche su alti ritmi, la squadra ha iniziato ad accusare la fatica e con le sostituzioni forzate a causa degli infortuni di Celik e Dybala è emersa l’esiguità delle alternative a disposizione del successore di De Rossi.
Da Abdulhamid a Shomourodov, fino ad uno spento Paredes, le seconde linee giallorosse non hanno saputo arginare il ritorno dell’Athletic e anche Matias Soulé ha dimostrato di avere bisogno di tempo per digerire il nuovo sistema di gioco e la delusione di essere diventato l’alternativa a Dybala. Il mercato non sarà una risorsa almeno fino a gennaio, pertanto Juric dovrà farsi piacere l’organico attualmente a disposizione. La condizione atletica deficitaria e la gestione del doppio impegno campionato-coppa rappresentano spine preoccupanti per il futuro di una squadra che, complice la tempesta in panchina e il clima di contestazione, sembra aver già esaurito i jolly.