Violenza, scontri, bombe: altro che guerra, questa è una partita di calcio | Il derby dell’orrore riapre vecchie ferite mai rimarginate
Andare allo stadio insieme e condividere una giornata di sport? In Italia i derby sono solo occasioni di scontri: nuova tragedia sfiorata.
Il derby è la partita di calcio più carica di fascino. A prescindere dalla categoria. Dalla Champions League all’ultimo dei campionati regionali, quando ad affrontarsi sono due squadre della stessa città il clima nell’aria si avverte distintamente e per le vie del centro se ne comincia a parlare a suon di sfottò con ampio anticipo.
Un tempo, almeno, era così. Oggi in troppe parti del mondo e l’Italia non fa purtroppo eccezione accade che l’avvicinamento alla stracittadina sia scandito da minacce a mezzo social e atti vandalici, dei quali si rendono protagoniste le frange meno qualificate delle rispettive fazioni, definibili con questo nome piuttosto che con quello più nobile di “tifoserie”.
Perché accettando pure il concetto del “tifo contro”, un’altra delle derive del calcio moderno, ma parzialmente giustificabile quando di mezzo c’è la supremazia cittadina, è evidente che scambiare la partita contro la rivale più vicina come un pretesto per delinquere rappresenti un punto di non ritorno per la società tutta, prima ancora che per il mondo del calcio.
In Italia non c’è purtroppo derby che faccia eccezione. Da Roma a Milano, tra sospensioni per procurato allarme o per lancio di petardi e fumogeni, passando per Torino, dove gli scontri tra tifosi granata e della Juventus, o lo “scambio” di macabri striscioni, non rappresentano purtroppo eventi così rari. Anche Genova ha purtroppo una lunga e squallida tradizione recenti all’insegna di agguati e incidenti, che si è rinnovata in occasione del ritorno della stracittadina della Lanterna.
Genova a ferro e fuoco: il ritorno del derby diventa un incubo
Mercoledì 25 settembre Genoa e Sampdoria si sono ritrovate di fronte in Coppa Italia, 836 giorni dopo l’ultima sfida in campionato. Da tre anni ormai le due squadre frequentano categorie differenti, ma la lontananza non ha certo addolcito gli animi. In campo, dove prima del successo blucerchiato ai rigori, si è assistito alla solita partita nervosa, con 10 ammoniti e un espulso, ma soprattutto fuori.
Tristemente “annunciati” già nei giorni precedenti alla gara, i violenti scontri tra le tifoserie hanno avuto puntualmente luogo prima e dopo la partita, trasformando Genova in una vera e propria città aperta per 24 ore. Le ingenti misure di prevenzione messe in campo da Questura e Prefettura non sono bastate per evitare che i primi tafferugli avvenissero nei pressi di Marassi, in zona Ponte Gerolamo Serra, già all’ora di pranzo, con sostenitori delle due fazioni a sfidarsi armati di bastoni, mazze e bombe carta tra la nebbia dei fumogeni. Digos e polizia, già allertate, sono riuscite ad evitare il peggio, anche se il bilancio degli scontri pomeridiani parla di di tre agenti feriti, colpiti da spranghe, bastonate e dal lancio di bottiglie di vetro.
Genoa-Sampdoria, rivalità senza fine: il bilancio degli scontri è da paura
Del resto i timori erano scattati già al momento del sorteggio del tabellone di Coppa Italia che aveva reso possibile la sfida a fine settembre. Il “casus” belli risale allo scorso 6 maggio quando, a Nervi, quattro tifosi sampdoriani erano entrati in un locale scagliandosi contro due rossoblù, uno dei quali fu ferito da colpi di arma da taglio. La rappresaglia consistette in un raid dei tifosi genoani in uno storico centro di tifosi blucerchiati, concluso con lo sgarbo del furto di alcune bandiere.
Da quel momento la tensione, di fatto sempre latente tra le due anime cittadine, è esplosa a suon di provocazioni, destinate a esplodere al primo incrocio sul campo. Carico di tensione anche il post-partita, con blcchi stradali fino a dopo mezzanotte per evitare ulteriori contatti. Il bilancio totale parla di 15 tifosi feriti in modo lieve all’interno e all’esterno dello stadio, uno dei quali colpito di striscio da un fumogeno. Sequestrati bastoni e catene dalla polizia, che ha scovato un gruppo di ultras incappucciati nascosto dopo aver dato il via agli scontri. Questo il resoconto di una giornata di non ordinaria follia e di una città paralizzata per delinquenza. E non per una partita di calcio, che ha funto solo da pretesto.