Niente CEO, De Rossi out, e l’Everton: i tifosi della Roma sempre più sconfortati: “Non basta un comunicato”
Venti di novità soffiano nell’universo giallorosso: i Friedkin tornano a parlare, ma i dubbi aumentano e la tifoseria resta in fermento.
Contestazioni, un convitato di pietra eccellente “aleggiante” per tutti i 90 minuti, fischi assordanti ai senatori e uno stadio per la prima volta non esaurito dopo 58 partite consecutive senza che l’Olimpico presentasse posti vuoti. In un simile contesto è iniziata l’avventura di Ivan Juric sulla panchina della Roma.
Il calendario ha posto di fronte al tecnico croato un terzetto di impegni casalinghi per muovere i primi passi in giallorosso. Udinese, poi Athletic Bilbao in Europa League e Venezia in campionato. In altri tempi si sarebbe trattato del viatico migliore per iniziare, grazie al proverbiale calore dei tifosi giallorossi. Peccato che lo scenario sia radicalmente cambiato.
La rabbia del popolo romanista esplosa dopo l’improvviso esonero di Daniele De Rossi covava infatti da tempo. Di fatto da quando DDR ha preso il posto di José Mourinho, il cui defenestramento, avvenuto con le medesime modalità, è stato reso meno amaro proprio dal contestuale ritorno di una delle bandiere più amate.
Ora però che si è spezzato anche questo filo, gli argini sembrano essersi definitivamente rotti. La politica adottata dalla famiglia Friedkin, incline ad apparire poco e al parlare pochissimo, ma improntata su un decisionismo assai poco sentimentale, in pieno stile Usa, non sembra incastrarsi al meglio con una delle tifoserie più passionali d’Italia.
L’Everton entra nella galassia Friedkin: quale futuro per la Roma?
Si aggiunga a questo il momento particolare che si respira tra Trigoria e… Houston, al di là del De Rossi gate. Per calmare le acque non è allora bastato l’inedito comunicato redatto da Dan e Ryan Friedkin per spiegare l’esonero di De Rossi. Mai in quattro anni la proprietà giallorossa aveva utilizzato questa “risorsa” per parlare alla piazza, così il fatto che la prima volta sia coincisa con l’ufficializzazione dell’acquisto dell’ingresso dell’Everton nel portfolio dei Friedkin ha reso ancor più instabile l’umore dei tifosi della Roma.
“La Roma resterà al centro del nostro progetto” hanno assicurato Friedkin senior e junior. Quasi un’excusatio non petita, che ha fatto alzare la cortina di preoccupazione tra chi ha a cuore i colori giallorossi. Coronato il lungo inseguimento al club di Goodison Park, resta ora da capire quali saranno le risorse in termini economici e “affettivi” che i Friedkin riserveranno al secondo club di Liverpool. Il rifacimento dello stadio è imminente e senza le lungaggini burocratiche italiane non è escluso che i Toffees inaugurino l’impianto prima ancora che inizino i lavori per il nuovo stadio della Roma.
Roma, l’organigramma è da rifare: cercasi direttore e CEO, casting al via
Anche perché a Trigoria al momento le urgenze sono altre e riguardano la ricostruzione dell’organigramma societario. Le assordanti dimissioni della Ceo Lina Souloukou, prontamente accettate dalla società dopo appena 18 mesi di lavoro della manager greca, hanno infatti aperto un altro vuoto in società dopo quello del direttore generale. Colmarli al più presto è necessario, anche perché pure la figura del direttore sportivo Florent Ghisolfi è in pericolo.
Secondo quanto riportato da ‘Il Messaggero’ per la poltrona di Ceo la Roma avrebbe pensato ad Andrea Chiavelli, uomo di fiducia del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, che ha però stoppato sul nascere l’eventuale trattativa. Così, scartata al momento la promozione dell’avvocato del club Lorenzo Vitali, che sembra destinato al ruolo di dg, per il dopo Soulokou i Friedkin hanno chiesto una consulenza a CAA Base, agenzia specializzata nel reclutamento di figure dirigenziali. Problemi che non competono a Juric e alla squadra, chiamati ad isolarsi per portare risultati. Da sempre, nel calcio, il migliore dei calmanti.