Milan, tutti zitti, altro che ammutinati: riunione tecnica bollente, ma solo per una ragione I Ecco la verità sul Fonseca-gate
Il Diavolo è rinato nella notte più difficile: i retroscena della vittoria nel derby e le verità sul rapporto tra tecnico e squadra.
L’elogio della follia. La rivincita del Normal One. E ancora, la vittoria del coraggio. Sono solo tre delle espressioni coniate dalla stampa per celebrare l’inatteso successo del Milan, e di Paulo Fonseca, nel derby che ha visto i rossoneri spezzare la serie di sei sconfitte consecutive nella stracittadina contro l’Inter tra tutte le competizioni.
Non che l’ultima affermazione del Diavolo fosse così lontana nel tempo, risalendo ad “appena” due anni fa (3 settembre 2022), ma negli ultimi 700 giorni le due squadre si erano affrontate così tante volte, tra Serie A, Champions League e Supercoppa Italiana, che ai tifosi del Milan sarà sembrata trascorsa un’eternità. Anche perché l’ultimo ko in ordine cronologico, coinciso con i festeggiamenti per il 20° scudetto dell’Inter, aveva lasciato il segno.
Lo si è visto proprio durante il match deciso da Matteo Gabbia, il miglior risolutore possibile per una sfida che i rossoneri hanno vinto anche grazie al cuore e ad un furore nettamente superiore a quello dell’avversario. Un successo da underdog, anche se quest’etichetta non può che risultare scomoda per una tifoseria come quella milanista, abituata a vincere e a non affrontare scontri diretti da sfavorita.
Quel che è certo è che i commenti del giorno dopo hanno celebrato anche la riscossa di Fonseca. Appena cinque giorni dopo il tracollo contro il Liverpool, andato ben oltre il risultato, il tecnico portoghese ha avuto la conferma sulla propria pelle di come il calcio e i giudizi che ruotano attorno ad esso siano volatili. Dal rischio esonero al rilancio, dai sospetti di non avere la squadra in pugno alla risposta contraria. La rinascita del Diavolo, tuttavia, non è avvenuta per caso.
Milan, i segreti della rinascita nel derby: oltre alla tattica c’è di più
Le scelte di formazione di Fonseca hanno fatto la differenza e sottolineato una volta di più il coraggio dell’ex allenatore della Roma. Era già successo con le esclusioni di Leao e Theo Hernandez contro la Lazio, è accaduto di nuovo con l’undici iper offensivo mandato in campo nella partita che, in caso di esito negativo, sarebbe potuta costare al tecnico portoghese l’esonero e forse il futuro tra i grandi della panchina a livello assoluto.
Il 4-2-4 ha invece pagato ricchi dividendi contro ogni pronostico. Merito dello spirito di sacrificio e del mutuo soccorso mostrato da tutti i giocatori, della concentrazione feroce palesata fino al 95’ e magari anche del concorso di un’Inter opaca. Ma non finisce qui. Perché la tattica conterà anche, ma non più di quanto avvenuto in settimana e del lavoro da fine psicologo fatto da Fonseca dopo l’amaro esordio stagionale in Champions League.
Fonseca e il discorso motivazionale al gruppo: dove nasce la svolta Milan
Così se all’indomani del derby-riscossa si è parlato della suggestiva idea di Fonseca di tappezzare i muri dello spogliatoio con la parola “coraggio” scritta in otto lingue, assai più importante è stato il lungo faccia a faccia avuto con la squadra proprio all’indomani del Liverpool. “Abbiamo parlato per un’ora e mezza” ha rivelato il tecnico portoghese. “Per forza – è stato il pensiero della maggioranza – Per far vedere tutti gli errori fatti è servito tempo”. Il contrario. Durante la lunga riunione tecnica Fonseca ha invece mostrato ai propri giocatori anche ciò che contro il Liverpool aveva funzionato e non solo i movimenti da sistemare.
Il messaggio trasmesso al gruppo è stato quindi improntato all’ottimismo. “Non siamo quelli che ci dipingono, valiamo di più e l’abbiamo già dimostrato”. Il modo migliore per toccare le corde di un gruppo che dopo gli schiaffoni presi dai Reds era parso sfiduciato. Il Milan ha iniziato a vincere il derby durante quella riunione, alla quale è seguita l’intuizione tattica di Fonseca, preceduta dalla distesa conferenza della vigilia: “Abbiamo vissuto tre giorni fantastici”. Sembrava essere la classica frase del condannato prima del patibolo, era l’annuncio della riscossa. La squadra non ha mai abbandonato la propria guida. L’”ammutinamento” di Roma è lontanissimo e gli abbracci che Fonseca ha ricevuto dai propri giocatori dopo il gol di Gabbia ne sono la riprova. Non è mai troppo tardi per ripartire. A patto di sapere come fare…