Tre su tre: Motta non guarda in faccia a nessuno e li ha messi ai margini | Non gli importa del costo del cartellino, gioca chi dice (e come dice) lui
Il nuovo corso della Juventus fa già discutere, al pari delle scelte dell’allenatore. Per tre (ex) intoccabili è già crisi.
Il problema forse sta tutto in tre lettere. Da omettere o meno ad una parola chiave. Il calcio di Thiago Motta, si sa, è relazionale. Sul tema sono stati già scritti saggi e fiumi di articoli ed è oggettivamente indubbio che il tecnico italo-brasiliano sia uno dei capiscuola di questa “tendenza”.
Per sintetizzare, il calcio posizionale è quello della scuola olandese, basato sulla superiorità fisica e tattica sugli avversari, prima poi di essere rivisto e aggiornato da Pep Guardiola e, in Italia, dal “filone” che fa capo a Gian Piero Gasperini, che non a caso non ha mai fatto mistero di ispirarsi ai miti della grande Olanda e dell’Ajax di Cruijff.
Dall’altra parte, i teorici della “relazione” predicano l’addio a moduli fissi e a posizioni predeterminate da occupare a favore di un sistema che assicuri, appunto, la “relazione” tra i giocatori in maniera differente. Attraverso il possesso palla, da sviluppare attraverso lo sfruttamento degli spazi dinamici, preferendo la tecnica alla tattica e rendendo quindi le “pedine” più libere di muoversi sul campo.
Tutto questo si è visto nelle prime uscite della Juventus mottiana, ma è evidente come una simile rivoluzione non possa attecchire in due mesi. Troppo evidenti le differenze rispetto alla filosofia di Max Allegri affinché un gruppo di giocatori, peraltro rinnovato per gran parte, possa assorbire così rapidamente concetti che richiedono applicazione, ma soprattutto interpreti adeguati.
Thiago Motta e la Juventus senza intoccabili: il ‘caso Danilo’
Per questo, per tornare all’incipit, il calcio di Thiago può anche essere visto come “discrezionale”. Ovvero soggetto a scelte anche controcorrente da parte dell’allenatore, che a Torino come a Bologna si è subito distinto per esclusioni eccellenti, dettate da un’attenta analisi delle caratteristiche dei singoli. Ecco allora che tre annunciati capi saldi della nuova era juventina sono già alle prese con momenti difficili. Uno per reparto e poco cambia che si tratti di costosi nuovi acquisti, come Douglas Luiz, o di giocatori già in organico da tempo, come Danilo e Dusan Vlahovic.
Il caso più eclatante è quello del difensore brasiliano, passato da capitano a ultima scelta per la difesa. Dopo un mese di stagione le gerarchie sembrano chiare e Thiago le ha ribadite contro il Napoli, non concedendo un minuto a Danilo neppure in assenza di Gatti, che gli ha rubato titolarità e fascia, ma sostituito da Kalulu, con inserimento di Savona a destra. Non potendo contare su un difensore “atipico” come Calafiori, Motta sembra preferire al brasiliano due marcatori puri come Gatti e Bremer, in modo da dare più compattezza e fisicità alla retroguardia.
Douglas Luiz, Vlahovic e il difficile adattamento al nuovo corso
Discorso simile per Douglas Luiz. L’ex Aston Villa sarebbe dovuto essere il rinforzo di classe per il centrocampo, ma se la sua tecnica è evidente a tutti, Thiago compreso, lo stesso vale per le sue caratteristiche, che sono quelle di un play avanzato, di un classico 5 brasiliano che preferisce avere il pallone tra i piedi piuttosto che buttarsi negli spazi e scambiarsi posizione con i compagni. Come invece richiesto ai centrocampisti del calcio di Motta.
Quanto a Vlahovic, che non si trattasse del 9 ideale per la filosofia del nuovo allenatore lo si era capito subito. Il serbo è l’esatto contrario di Zirkzee: il classico attaccante d’area contro un centravanti moderno, capace di legare i reparti e di favorire inserimenti di mezzali e esterni. Milik, l’altra punta in organico al momento indisponibile, si avvicina di più alle caratteristiche dell’olandese, ma in questo caso non ci saranno abiure. Vlahovic è e resterà il centravanti titolare della Juventus, per necessità e per non disperdere un capitale. Così la chiacchierata sostituzione contro il Napoli per far spazio a Weah falso 9 è stata solo di natura tattica e non segnerà una tendenza. Non a caso Thiago non perde occasione per incoraggiare pubblicamente Vlahovic, atteso ad un salto di qualità anche sul piano temperamentale. La rivoluzione gentile è iniziata e non guarda in faccia a nessuno. Per il bene comune.