Sbrigati a essere a top: se glielo dice lui, Lukaku sa che deve farlo alla svelta
Il centravanti belga ha deluso in casa della Juventus: l’alibi della condizione è a tempo, arriva la più inattesa delle frecciate.
Come fermare la miglior difesa d’Europa e vivere scontenti. Antonio Conte, si sa, è un perfezionista. Per questo vedere l’allenatore del Napoli con il volto, se non scuro, non raggiante, al termine della partita pareggiata sul campo della Juventus non ha sorpreso nessuno tra coloro che lo conoscono bene.
Appena il tempo per rivendicare in conferenza stampa di aver avuto un indice di pericolosità superiore agli avversari, grazie ai due interventi salva risultato effettuati da Michele Di Gregorio, impegnato a differenza dei due colleghi che hanno difeso i pali azzurri, Alex Meret e Elia Caprile. Poi, giù a sottolineare cosa non ha funzionato.
Già, perché un allenatore che ha vinto quattro scudetti sui cinque campionati di Serie A vissuti dalla panchina non si può accontentare di un leggero predominio territoriale in casa di una squadra in costruzione come quella di Thiago Motta. Nonostante il Napoli sia sceso in campo con un modulo inatteso e discretamente rivoluzionario.
La difesa a quattro scelta dal tecnico salentino potrebbe essere un vestito non solo occasionale, dal momento che c’è da fare spazio al maggior numero possibile dei titolati centrocampisti portati dalla campagna acquisti. Compreso Scott McTominay, che in casa della Juventus ha debuttato da titolare in Serie A dimostrando di poter incidere.
Napoli, esame Juventus passato con riserva: Conte e la spina Lukaku
Ovvio, però, che per puntare a lottare per lo scudetto o comunque a vivere una stagione da protagonisti, i giocatori deputati a fare la differenza sono altri. Il riferimento va a Khvicha Kvaratskhelia e a Romelu Lukaku, che a Torino non hanno invece vissuto un pomeriggio da ricordare. Entrambi ne sono consapevoli. Al pari del proprio allenatore.
Il georgiano non ha nascosto il disappunto al momento della sostituzione, non contro la scelta di Conte, bensì ripensando alla propria prova. Anche Big Rom ha lasciato il campo in anticipo e al netto del fatto che il suo sostituto, Giovanni Simeone, non ha fatto meglio, il belga ha fatto segnare un vistoso passo indietro rispetto alle uscite precedenti sul piano della prestazione.
Aspettando il vero Big Rom: Conte punge il proprio pupillo
I gol al Parma e al Cagliari e i due assist in terra sarda bastano per rendere positivo il primo bilancio napoletano dell’ex interista, ma il ritardo di condizione è evidente e un marcatore arcigno e attento come Gleison Bremer lo ha evidenziato impietosamente. Conte che conosce bene il proprio pupillo ha fatto poco per nascondere la propria insoddisfazione in sala stampa: “Lukaku deve ancora entrare in condizione. Quella condizione che pretendo io”.
Parole chiare quelle del tecnico, che sa come ottenere il meglio da un giocatore che ha voluto fortemente al posto di Victor Osimhen e che è reduce da un’altra estate difficile, senza partite e con la preparazione svolta in solitudine al centro sportivo del Chelsea. Urge quindi lavorare per trovare brillantezza. Che sia 3-4-3, 3-4-2-1 o 4-3-3, la pericolosità offensiva del Napoli dipende dalla forma di Lukaku e dalla sua capacità di raccordarsi ai compagni di reparto. In testa alla classifica si andrà anche piano, ma Conte ha fretta di accelerare…